“Lo Stato incassa 6 milioni di euro l’anno dai canoni delle spiagge delle spiagge abruzzesi e circa 1 milione e mezzo per la sola Pescara. Soldi che, invece, dovrebbero andare ai comuni”. E’ la proposta lanciata da Riccardo Padovano, presidente del sindacato balneatori Sib- Confcommercio Abruzzo e della Confcommercio Pescara. “Le piagge libere sono cuscinetti tra un lido privato e l’altro, spesso inaccessibili”, dice Padovano, “senza risorse adeguate, i comuni non riescono a creare le condizioni minime di accesso e decoro. Mentre cresce il gettito che deriva dalle concessioni dei lidi privati, che finisce nelle casse dello Stato. Secondo le previsioni, nel 2025, dovrebbero arrivare circa 150 milioni, il 30% in più rispetto agli ultimi tre anni”. La riflessione arriva a margine di una stagione estiva altalenante, con le presenze di turisti calate vertiginosamente a luglio, sulle spiagge abruzzesi, sulla scia del trend nazionale, e un agosto che ha fatto registrare una netta ripresa “con un numero di vacanzieri pari a quello dello scorso anno, nello stesso periodo di riferimento”. E’ presto per tracciare un bilancio definitivo della stagione turistica balneare, ma Padovano pone con forza il problema delle concessioni e della regolamentazione delle spiagge. “E’ legittimo pagare”, sostiene il presidente del Sib- Confcommercio Abruzzo, “anzi in alcuni casi si potrebbero anche aumentare i canoni di alcuni concessionari in località particolarmente prestigiose. Quel che risulta sbagliato è che gli introiti vadano al Governo: dovrebbero essere vincolati ai singoli territori così che i comuni li possano utilizzare per implementare i servizi, creare accessi pubblici, dotare le spiagge libere di servizi igienici, garantire pulizia e sicurezza. Invece, adesso sono esattori per conto dello Stato, ma poi devono accollarsi tutti i problemi”. Da un recente studio del ministero delle Infrastrutture risulta che il 33% delle spiagge è oggetto di concessione. “Un dato che fa riflettere”, sottolinea Padovano, “chiediamo perché c’è la percezione comune che in Abruzzo, come nel resto del territorio nazionale, ci sia l’assenza di spiagge libere e, soprattutto, perché la maggior parte risultano inaccessibili o completamente prive dei servizi minimi essenziali. Per noi balneatori avere accanto ai lidi tratti di spiaggia libera non curata, ricettacolo di rifiuti e immondizia, è una lesione d’immagine di non poco conto: ecco perché abbiamo interesse che la spiaggia libera sia sorvegliata, pulita, decorosa e dotata di servizi”. La proposta di girare ai comuni gli introiti delle concessioni balneari viene anche da una constatazione: “Le amministrazioni comunali, ultimi guardiani della costa”, afferma Padovano, “restano sole a gestire contenziosi, spiagge libere abbandonate, accessi murati da ville e stabilimenti. Succede anche in Abruzzo. E allora perché non lasciare i canoni sul territori che li generano: sulle coste abruzzesi non si combatte solo contro il caro-vita e le difficoltà delle famiglie, che svuotano le spiagge, ma contro un’architettura normativa immobile. Esiste il decreto legislativo 85 del 2010 sul federalismo demaniale che prevede il trasferimento del demanio marittimo alle Regioni, ma è un’incompiuta. Basterebbe un Dpcm, un atto amministrativo che il Governo centrale non ha mai firmato, per trasferire la titolarità della gestione alla Regione. Se risulta complesso lasciare gli introiti direttamente ai comuni, potrebbe essere la Regione a gestire direttamente i fondi e occuparsi dei tratti di demanio pubblico del litorale abruzzese”.
Comunicato stampa