“Ho voluto conoscere le motivazioni di merito, prima di commentare la sonora e clamorosa bocciatura della Giunta regionale che si è vista letteralmente “stracciare” la legge di riperimetrazione e modifica del Parco Sirente-Velino. E’ una sentenza chilometrica che dettaglia in maniera certosina le ragioni dell’impugnativa ad opera del Ministero degli Affari regionali su richiesta del Ministero dell’Ambiente: non si era mai vista una impugnativa così minuziosa e corredata da molteplici citazioni di sentenze costituzionali, a dimostrazione del fatto che le azioni vanno approfondite, condivise e di seguito calate in atti normativi. Pretendere che una legge potesse con la semplicità di qualche articolo e la spocchia di una classe dirigente superare il principio della tutela ambientale senza il necessario percorso con gli Enti locali è l’ennesimo atto di presunzione che oramai caratterizza il centrodestra a tutti i livelli regionali”.
Così in una nota il consigliere regionale del PD, Pierpaolo Pietrucci.
“La variazione, avvenuta direttamente con Legge regionale, avrebbe dovuto invece osservare il medesimo procedimento seguito dal legislatore nazionale ai fini della perimetrazione provvisoria dei confini, compresa la interlocuzione con le autonomie locali che non potevano in nessun modo essere estromesse. Inoltre l’area interessata è riconosciuta come zona di protezione speciale della Rete Natura 2000 dell’Unione Europea e dunque risulta a tutti gli effetti una misura di conservazione che implica nella sua modifica una serie di atti di valutazione di impatto ambientale da cui la Regione non poteva esimersi”.
“Nel dettaglio: la legge regionale è bocciata sotto il profilo della tutela ambientale, perché la L. 394/91 affida allo Stato la definizione di standard uniformi di tutela dell’ambiente che non possono essere “peggiorati” dalle Regioni e garantisce agli Enti locali la partecipazione alla gestione dell’area protetta, sicché essi non possono essere estromessi dal procedimento come la variazione dei confini del parco. Le Regioni in ambito di aree protette, possono determinare maggiori livelli di tutela, ma non violare la legislazione statale. Quale Zona di Protezione Speciale della Rete Natura2000 della Unione Europea, il Parco regionale Sirente-Velino (in base alla Direttiva 147/92/CE) ha percepito cospicui finanziamenti dalla Commissione Europea per la tutela dell’Orso con l’accordo PATOM – Piano d’Azione per la Tutela dell’Orso bruno Marsicano. Inoltre, tutte le decisioni che determinano effetti sull’uso e il cambiamento di una determinata area richiedono una Valutazione Ambientale Strategica. La legge regionale è bocciata sotto il profilo dell’Organizzazione amministrativa, poiché, stabilendo direttamente i criteri per la composizione degli Organi del Parco, il Consiglio regionale sottrae potere alle comunità locali che possono invece intervenire nella regolamentazione degli organi attraverso lo Statuto. La legge regionale è bocciata sotto il profilo della tutela paesaggistica: poiché i territori di alcuni Comuni prima ricompresi nel Parco vengono sottratti sia alla tutela naturalistica che alla tutela paesaggistica: si tratta, ad esempio, di Fagnano Alto e dei pregevoli centri di Acciano o del centro storico di Gagliano Aterno, che sarà completamente sprovvisto di strumenti di tutela. La nuova disciplina regionale è sostanzialmente indirizzata a facilitare il ricorso alla sanatoria edilizia, con efficacia estesa anche al passato, così da ampliare, irragionevolmente, la sfera dei possibili beneficiari, rendendo persino ammissibili, retroattivamente, domande di condono altrimenti neppure esaminabili. La legge regionale è bocciata sotto il profilo dell’ordine pubblico e della sicurezza e dell’ordinamento penale: perché la qualifica di agente di polizia giudiziaria non può essere conferita sulla base di una legge regionale. Sarebbe fin troppo facile dire che eravamo stati “facili profeti” nel denunciare i limiti, gli errori, le contraddizioni e i danni che la legge regionale avrebbe prodotto. Sia con gli emendamenti che con le proposte di mediazione, abbiamo proposto di rilanciare il Parco, facendone uno strumento di tutela ambientale e di valorizzazione economica, nel momento in cui la transizione green ci spinge a investire sulla natura, sui borghi, sulla salubrità del territorio, sul turismo e sui servizi alle comunità locali. Chiederemo alle Amministrazioni locali di imboccare con coraggio questa strada e chiedere norme e risorse che le rendano protagoniste di un giusto sviluppo sostenibile”, questa la conclusione.