«Quanto sta accadendo intorno alla questione dei pascoli è semplicemente imbarazzante per i tanti allevatori che, per decenni, hanno contribuito alla salvaguardia del territorio montano e all’economia abruzzese delle zone svantaggiate».
Coldiretti Abruzzo commenta così la querelle nata circa la legge regionale approvata lo scorso 6 aprile per risolvere una problematica antica che vede protagonisti da una parte gli allevatori locali e dall’altra aziende di fuori regione a caccia di terreni montani anche allo scopo di beneficiare di sostanziosi aiuti comunitari, erogati in base alle superfici utilizzate a pascolo.
Una diatriba che nelle ultime settimane si è arricchita di interventi, polemiche e prese di posizione che – vedendo in netto contrasto anche diverse governance regionali e istituzionali di vario livello – hanno di fatto rimesso in discussione una norma nata con l’unico scopo di tutelare le popolazioni e le imprese locali.
Una legge che ora, nella seduta del consiglio dei ministri, rischia di essere addirittura impugnata dinanzi alla Corte costituzionale.
Insomma, dopo il danno la beffa.
«Una situazione assurda che suscita imbarazzo etico e morale per i tanti allevatori che da anni chiedevano di essere ascoltati – dice Coldiretti Abruzzo – la norma, che prevede semplicemente la priorità di assegnazione dei pascoli alle aziende residenti, nasce con l’obiettivo di tutelare una tradizione antica e consolidata, messa a dura prova da fenomeni speculativi quali l’accaparramento dei terreni a prezzi fuori mercato perché “drogati” dagli aiuti comunitari.
I pastori abruzzesi – ribadisce Coldiretti Abruzzo – vogliono una cosa semplice: poter pascolare mandrie e greggi sui propri territori, come per secoli è stato. Ci duole che la tutela dell’economia locale possa essere intesa da altre regioni come un affronto ad una tradizione peraltro comune, ma la transumanza non è affatto il principio che ha ispirato la norma, che va considerata sotto ben altro punto di vista.
Aspetteremo pertanto che si esprima in proposito il consiglio dei ministri ma ribadiamo la nostra ferma convinzione che si tratta di una legge giusta, con un fortissimo risvolto etico e nata per fronteggiare meccanismi contorti e pericolosi che finora hanno penalizzato lo sviluppo della pastorizia abruzzese relegandola ad un ruolo marginale e minoritario, come dimostra la progressiva diminuzione delle imprese zootecniche locali».