“La colazione non è arrivata, niente acqua e nessun supporto né medico né, tantomeno, infermieristico, né assistenziale. Il senso di abbandono è proprio di chi lo sente, e la signora e la figlia lo hanno sentito tutto e me lo hanno raccontato a me, come lo hanno detto alla figlia in isolamento assistito sola da 10 giorni”. Il caso dei pazienti trasferiti di notte dalla struttura dell’ex G8 dell’Aquila, il cosiddetto Covid Hospital, all’Hotel Cristallo di Campo Imperatore (a circa 1100 m.s.l.m.), attrezzato per ospitare i pazienti affetti da Covid-19 ma in via di guarigione, ha sconquassato l’animo della gente e l’opinione pubblica, oggi. Queste che riportiamo sono le parole del primo cittadino Tonino Mostacci, alla fine di una lunghissima giornata dura e complicata. A tratti sfocata. Quasi surreale per chi, come chi guida l’amministrazione di un piccolo comune, deve gestire con poche risorse un’emergenza di portata biblica.
Una giornata piena zeppa di parole, dichiarazioni e controdichiarazioni. Ma anche piena di una denuncia, come quella presentata dal primo cittadino alla Procura della Repubblica, su quanto accaduto stanotte. Eppure, una giornata che è terminata con un petalo di rosa posato sulla spalla. Una carezza. “Sentito il vice prefetto, sentito il responsabile della protezione civile, coadiuvato da Mario Quaglieri, aiutato da tutti voi, da tutti coloro che hanno contribuito a evidenziare il problema, come la deputata Stefania Pezzopane e che ringrazio pubblicamente, le riportiamo a casa”. Oggi pomeriggio sul tardi, le due donne di Collarmele, mamma e figlia, affette da Coronavirus e negativizzate hanno, quindi, cominciato a fare le valige “di ritorno”, per tornare a casa, nella mattinata di domani, così come ribadito alla nostra Redazione, anche dall’unica figlia non ricoverata, ma comunque risultata positiva al virus.
“Capisco l’emergenza, prendo atto delle giustificazioni fornite, ma la cosa più importante è che tornino a casa. – continua il sindaco – Dobbiamo però capire che dobbiamo migliorare in molte cose, la salute pubblica deve essere un baluardo. Non possiamo più permettere che il Servizio Sanitario Nazionale venga destrutturato, specialmente nella Marsica, realtà di 140.000 abitanti. Nel mio piccolo cercherò da ora in poi di dare un contributo a questa causa. Ora però è il tempo di stringerci insieme per vincere questo maledetto virus”.
Il peggio, per le due cittadine di Collarmele, quindi, sembra essere passato. “Speriamo vivamente – conclude Laura, la figlia rimasta a casa – che tutto questo polverone sia servito per i prossimi pazienti, affinché ricevano una degna assistenza”.