“La città di Celano non può tollerare un aumento del 40% della Tari perché frutto di un errore effettuato lo scorso anno con un taglio propagandistico delle tariffe”. E’ questa l’accusa che i consiglieri del gruppo “Per Celano”, Gesualdo Ranalletta, Calvino Cotturone e Angela Marcanio, hanno mosso nei confronti della maggioranza durante il consiglio comunale di ieri nel quale è stato approvato il bilancio preventivo. Prima dell’inizio della seduta il capogruppo Ranalletta ha voluto ricordare la recente scomparsa dell’ingegnere Nino Torrelli, per ben due volte primo cittadino di Celano.
Si è passati poi all’approvazione del bilancio di previsione con tutti i suoi allegati. Nonostante l’incalzare del gruppo “Per Celano”, che ha rilevato la totale assenza di indirizzi di sviluppo per la città, dai banchi della maggioranza sono arrivati solo impegni a rivedere in un prossimo futuro alcune scelte importanti.
“Niente crescita nei prossimi tre anni se si guarda a settori importanti come, ad esempio, il turismo, dove sono previsti pochissimi soldi nel triennio senza la possibilità di un vero e proprio programma che incida in modo consistente”, hanno commentato i consiglieri comunali, “soldi pochi ancora per le periferie in alcune delle quali addirittura sono stati previsti zero finanziamenti.
A fronte di ciò invece aumenterà di circa il 40% la Tari a tutti i cittadini. Questo è dovuto in parte all’aumento dei costi del servizio di nettezza urbana, il resto all’errore effettuato lo scorso anno di applicare tariffe ridotte non dovute”.
Su questo tributo della Tari il gruppo “Per Celano” ha invitato l’amministrazione “a rivedere i costi che generano tali aumenti e in particolare quelli legati alla gara d’appalto con l’attuale gestore, anche rivedendo le modalità di gara. Per ciò che riguarda il Piano Triennale delle opere pubbliche abbiamo chiesto la sospensione di quelle schede relative a progetti posti all’attenzione delle indagini dell’inchiesta “Acqua fresca”.
Attenzione particolare è stata rivolta a tutta la tassazione (IMU-Tasi, addizionale Irpef, pubblicità), per le quali nonostante le richieste di riduzione, la maggioranza accrucciando le spalle si è detta disponibile a futuri miglioramenti”.