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Pescasseroli, partita raccolta firme per la sanità delle aree interne

In una sola mattina, raccolte 500 firme, di domenica. "L'accesso alle cure mediche a volte è impossibile".

Vaccinazioni a Pescasseroli nella giornata della memoria della vittime per Covid

Di seguito la nota del Comitato civico:

Carenza medico/sanitaria nel territorio dell’Alto Sangro e del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise: al via la raccolta firme per chiedere il ripristino immediato del servizio di 118 con ambulanza medicalizzata, servizio di continuità assistenziale (guardia medica) ed il potenziamento dei servizi sanitari dedicati alla popolazione residente e non nel territorio dell’Alto Sangro e del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise ed in particolare nei Comuni di Pescasseroli, Pescocostanzo, Opi, Villetta Barrea, Civitella Alfedena, Barrea.

La continua soppressione e contrazione dei servizi essenziali di assistenza medico/sanitaria pongono in una condizione di estrema difficoltà le cittadine ed i cittadini dell’Alto Sangro e le migliaia di turisti che frequentano il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Una intera comunità è deprivata di un servizio fondamentale che garantisca un adeguato intervento in caso di emergenza e/o di urgenza. Un comprensorio, quello del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, che esprime una esigenza sanitaria legata anche alla sua vocazione turistica, con una importante presenza di turisti, appassionati della montagna e della natura” si legge nella nota.

“L’erogazione dei servizi sanitari delle aree interne e più marginali continua ad essere uno dei tanti nodi irrisolti della Provincia dell’Aquila. Un comprensorio che ha subito, come molte altre realtà provinciali, un forte spopolamento dovuto anche alla provvisorietà dei servizi essenziali quali quelli sanitari che, di fatto, priva un’intera comunità del diritto alla salute ed alla cura, arrecando, altresì, un grave pregiudizio al suo benessere sociale ed al futuro sviluppo del territorio. Una condizione di precarietà medico/sanitaria che, sommata alle storiche carenze dei servizi (viabilità, trasporti, scuole, isolamento e spopolamento ecc..) nelle aree interne della nostra Regione, per la maggior parte in territorio montano, rende a volte impossibile l’accesso alle cure mediche di pronto intervento con gravissimi rischi per la vita delle cittadine e dei cittadini”, questa la conclusione.

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