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Pescina con l’amaro in bocca, il sindaco: “Siamo grandi lo stesso”

Stamattina, 31 marzo, alle ore 11 e 30 il verdetto è stato trasmesso in diretta streaming sui canali social del Ministero della Cultura. La squadra pescinese per la corsa a titolo è rimasta fedele alla sua proposta fino all'ultimo, facendo conoscere le bontà artistiche, culinarie, culturali, storiche ed umane della città di Silone in tutta Italia e nel mondo. Il sindaco e il Comitato, però, ne sono convinti: "A casa, riportiamo qualcosa di grande lo stesso".

Tanta musica a Pescina con la “Serata dei tubi”

Senza dubbio, ‘La cultura non spopola’, il ricco dossier sul perché Pescina dovesse divenire la Capitale della Cultura in Italia nel 2025, resterà nella storia recente e futura della terra della Marsica.

C’è stato, alle spalle, un lavoro immane, un associazionismo e una voglia di fare squadra, rete e gruppo esemplari, con i Comuni vicini e con i territori fratelli. Ma il verdetto è quello che è e i marsicani, così come gli abruzzesi, da buoni sportivi quali sono, non possono far altro che accettarlo e congratularsi con gli agrigentini, i vincitori. “La cultura non spopola” era ed è il sogno della gente comune, quella raccontata nelle pagine di Ignazio Silone. Quella gente che per arrivare alla meta o al traguardo ha sempre avuto bisogno di faticare il doppio rispetto ai noti nati con la camicia. “La cultura non spopola” ha salito le scale, ha gridato la sua consistenza, la sua pervicacia, la sua gratitudine di essere già fra le 10 città finaliste, ma non è riuscita a strappate il titolo finale, biglietto di sola andata per la gloria nazionale.

L’amministrazione è triste e amareggiata, certo, ma non delusa. Perché ‘Pescina capitale della cultura’ ora lo sarà per sempre, negli anni a venire e nei ricordi di chi oggi ha 70 anni e anche di oggi di anni ne ha 6. Stamattina, a Roma, nella Sala Spadolini del Ministero della cultura, si è svolta la cerimonia di proclamazione della città vincitrice del titolo di Capitale italiana della Cultura 2025. Agrigento prenderà lo scettro, come un inestimabile passaggio di testimone, dalla città di Pesaro, proclamata lo scorso anno Capitale italiana della Cultura 2024.

Dieci erano le città finaliste: Agrigento, Aosta, Assisi (Perugia), Asti, Bagnoregio (Viterbo), Monte Sant’Angelo (Foggia), Orvieto (Terni), Pescina (L’Aquila), Roccasecca (Frosinone) e Spoleto (Perugia). E Pescina è stata menzionata tra di esse, tra quelle città e quei borghi meravigliosi dell’Italia che ce l’hanno fatta. Ed anche se non ci sarà alcuno stendardo del Ministero della Cultura a sventolare i suoi colori sulla patria di Silone e Mazzarino, anche se non arriverà il premio finale, anche se l’Abruzzo dovrà attendere ancora, forse, per vedersi riconosciuto questo titolo immenso, Pescina ha fatto conoscere se stessa all’Italia, si è fatta amare e si è fatta identificare come luogo che può dare tanto e ancora di più alla cultura nazionale.

Perché esistono tante città stupende lungo lo Stivale, ma solo alcune di loro possono dire di essere rinate dopo i drammi e di aver coltivato la luce anche nei momenti di buio pesto. Forza Pescina, forza Marsica e forza Abruzzo.

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