“La vicenda Pellicciotti è davvero clamorosa. Il consigliere Lelio De Santis ha giustamente denunciato la vergognosa scomparsa di 10 preziose opere della collezione donata al Comune dell’Aquila. Di fronte ad una vicenda così grave e grottesca insieme, Biondi che fa? Chiama in causa il sindaco Cialente e me in qualità di assessore alla cultura nel 2012. Secondo lui era giusto cedere le preziose opere al Sindaco di Navelli. Pazzesco. Una enorme cantonata che il Sindaco poteva e doveva evitare, bastava leggere le carte e non farsi prendere dall’ansia di prestazione. Un sindaco normale ringrazierebbe invece i suoi predecessori Centi, Tempesta e poi Cialente che hanno cercato in tutti i modi di recuperare e poi mantenere nel patrimonio del Comune dei beni preziosi. E Massimo Cialente ha ben spiegato quale fu la giusta decisione nel 2012, una decisione diversa avrebbe solo aggravato la posizione del Comune dell’Aquila che nel 2006 era stato condannato dal Tribunale per inadempienza in quanto non aveva collocato le opere nella Pinacoteca del Comune dell’Aquila, clausola precisa della donazione”. A scriverlo in una nota stampa e a renderlo pubblico è la deputata dem Stefania Pezzopane.
“La verità è che, nel tentativo grossolano di scaricare le sue gravi responsabilità, il sindaco glissa sulla sostanza. I cittadini vogliono sapere se in qualità di Sindaco dell’Aquila, Biondi : 1) ha attivato una indagine interna per far emergere le responsabilità della scomparsa, 2) ha denunciato alle autorità giudiziarie la scomparsa dei quadri perché si possa provare a risalire ai colpevoli e recuperare le opere. Non una parola su questo”.
La Pezzopane, poi, intervenendo sulla vicenda Pellicciotti, ne ripercorre anche le tappe. Per lei, il Sindaco l’ha strumentalmente chiamata in causa nel ruolo di assessore comunale ricoperto nel 2012 a L’Aquila.
Proviamo allora a fare un po’ di storia della VICENDA PELLICCIOTTI.
La donazione “Pellicciotti “ è del 1996, il Sindaco Centi, uomo di cultura, ha il grande merito di averla inseguita e accolta.
Dal 1998 al 2007 è Sindaco Biagio Tempesta, Vito Colonna è Presidente del Consiglio Comunale.
Nel 2004, mandato Tempesta/Colonna, gli eredi Pellicciotti chiedono indietro le opere per il mancato allestimento della pinacoteca nel Comune dell’Aquila, ma le stesse vengono esposte nell’antisala del Consiglio Comunale a cura dell’indimenticato e solerte avv Pettinicchio, allora direttore generale”, dice.
Nel 2007 viene eletto Massimo Cialente, le opere rimangono li, esposte nelle sale del Consiglio Comunale.
Nel 2009 c’è la catastrofe del terremoto, tutte le opere di proprietà del Comune, vengono collocate e protette in apposito deposito per essere sistemate man mano che si rendevano disponibili gli immobili, molte di queste opere erano tra l’altro da restaurare come per esempio i quadri riportati in questi giorni alla Basilica di Collemaggio. Nel 2009 arriva la sentenza di condanna del Tribunale perché le opere non erano esposte nella pinacoteca a L’Aquila, il Comune fa ricorso, ma nel 2016 si perde l’appello. Il Comune fu condannato nel 2009 proprio perché le opere dovevano essere esposte a L’Aquila. Se le avessimo mandate a Navelli sarebbe persino stata una aggravante mentre si era in attesa dell’appello. La Pinacoteca doveva sorgere, secondo quanto avevamo deciso, al Piano terra di Palazzo Margherita al posto dell’Archivio notarile che era stato definitivamente spostato.
Dal 2017 è sindaco Biondi, sono trascorsi 4 anni e nel 2021 Lelio De Santis fa emergere la scomparsa di ben 10 opere. Biondi e l’assessore Colonna, in amministrazione nel decennio del sindaco Tempesta, chiamano in causa Cialente, reo di non aver trasferito le opere a Navelli, operazione che avrebbe appunto violato le clausole della donazione. Il Sindaco Biondi, invece di adoperarsi per trovare una soluzione, utilizzare provvisoriamente qualche palazzo ristrutturato in centro storico, accordarsi con gli eredi Pellicciotti e quindi realizzare la Pinacoteca da noi decisa a palazzo Margherita , coglie la palla al balzo per mandare via l’intera collezione, ma non spiccica parola sul dove sono finite le 10 opere mancanti e su cosa vuole fare per mantenere a L’Aquila la collezione Pellicciotti.
Conclusioni: Cialente, come anche Tempesta, si è adoperato per mantenere al patrimonio del Comune e della città dell’Aquila, la collezione Pellicciotti ottenuta dal Sindaco Centi; Biondi (con l’ausilio di Colonna) invece da l’immediato assenso a portarle a Navelli.
Biondi nel 2012 era sindaco altrove e non può sapere quali e quante emergenze il comune dell’Aquila ha dovuto affrontare e superare, e pur di chiamarmi in causa strumentalmente, non contempla che la gestione del patrimonio non era e non è di competenza dell’assessore alla cultura , tant’è che l’assessore chiamato in causa oggi è Colonna ovvero il delegato al patrimonio. Ma Biondi è fatto così, la sua indole lo porta a buttare tutto in caciara. “Nel favoloso mondo di Biondi”, si assiste ad un continuo scaricabarile parallelo ad una appropriazione indebita di meriti che non ha come per le stabilizzazioni. Ma la vicenda Pellicciotti espone gravemente lui e la sua amministrazione, le chiacchiere se le porta il vento: il fatto è che 10 opere sono scomparse e che in questi anni nessuno dell’amministrazione ha trattato con gli eredi.”