Più di un quarto del territorio nazionale (28%) è a rischio desertificazione che riguarda le regioni del Sud ma anche quelle del Nord e del Centro, come l’Abruzzo, con la gravissima siccità di quest’anno che rappresenta solo la punta dell’iceberg di un processo che mette a rischio la disponibilità idrica nelle campagne e nelle città. E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti sulla situazione del territorio nazionale in occasione della giornata mondiale dell’Onu per la lotta a desertificazione e siccità del 17 giugno, sulla base dei dati Ispra.
La situazione è difficile lungo tutta la Penisola in un 2022 segnato fino ad ora da precipitazioni praticamente dimezzate. A preoccupare – sottolinea Coldiretti Abruzzo – è la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni in campo come il grano che fa segnare quest’anno un calo di almeno il 15% delle rese anche in Abruzzo ma in difficoltà ci sono girasole, mais e altri cereali, i foraggi per l’alimentazione degli animali nonché ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere.
La siccità – sostiene la Coldiretti Abruzzo – è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura per effetto del calo dei raccolti che hanno bisogno dell’acqua per crescere. Siamo di fronte ad una profonda crisi idrica ed è necessario agire per definire le priorità di uso delle risorse idriche ad oggi disponibili, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo – sottolinea Coldiretti Abruzzo – è necessario prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti a causa della siccità e favorire interventi infrastrutturali volti ad aumentare la capacità di accumulo e gestione della risorsa idrica. In proposito, Coldiretti e Anbi hanno proposto a livello nazionale un progetto immediatamente cantierabile per la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico. In un Paese comunque piovoso come l’Italia, che per carenze infrastrutturali trattiene solo l’11% dell’acqua, occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione per evitare di dover costantemente rincorrere l’emergenza con interventi strutturali”.