Due bikers, Michele Muliere e Antonio Salvati, hanno inviato una lettera al direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Luciano Sammarone, in merito alla disciplina in materia di accessibilità e fruizione turistica che è stata ultimamente emanata dall’ente. “Abbiamo sempre frequentato i sentieri del parco con le mtb, – esordiscono – nel pieno rispetto della montagna e degli animali che la abitano. In maniera educata, rispettosa e grati della bellezza che ci regala quando ci ritroviamo immersi in essa. Nell’apprendere che non potremo più farlo nei sentieri oggetto della suddetta direttiva ci siamo sentiti colpevolizzati alla pari di chi lo ha fatto con mezzi a motore e di chi la deturpa con comportamenti scorretti e irresponsabili. Eppure non credevamo di fare danno in sella alla nostre mtb rimanendo sui sentieri tracciati o di disturbare la fauna. In tutti questi anni sui sentieri della Vallelonga, Pescasseroli, Scanno abbiamo incontrato pochissimi altri bikers”.
“Abbiamo spesso segnalato alle guardie del Parco situazioni degne di essere verificate, fungendo così anche da controllori dell’integrità della montagna. Non crediamo – continuano – che l’impatto minimo delle ruote di una bici sia peggiore di un camminatore con bacchette e scarponi. Abbiamo a volte raccolto rifiuti lasciati da gente che faceva trekking. Un biker coscienzioso non disturba di più di un camminatore maleducato. Non è stata minimamente considerata la perdita economica legata al turismo sportivo, settore in forte espansione in tutta Italia. Proprio in questi giorni stavamo aiutando una agenzia tedesca a preparare un programma che prevedeva il passaggio in mtb su sentieri compresi nella direttiva che avrebbe portato turisti dalla Germania nei paesi del parco che perderanno così una bella fetta di economia a danno delle piccole attività che vivono di questo. Parliamo di alberghi, ristoranti, bar, attività commerciali. Possibile che non si riesca a coniugare la conservazione della natura e la protezione degli animali con lo sfruttamento turistico, come succede in molte zone d’Italia, soprattutto del Nord. Siamo condannati a morire di programmi di protezione degli animali? Non si possono pensare altre modalità di accesso ai sentieri in questione? Numero chiuso con autorizzazione al max a 5-10 bici al giorno per zona con prenotazioni online, ad esempio. È troppo facile, a nostro personale giudizio, chiudere tutto e buonanotte. Sono veramente le mtb il problema dell’estinzione dell’orso, quando c’è gente che propone trekking con l’avvistamento del plantigrade o fotografi che si appostano e che attirano l’animale pasturando?
Si è colpevolizzato l’utilizzo della bici da montagna che è il mezzo ecologico per eccellenza, mentre in tutto il mondo se ne incentiva e promuove l’uso. Delusi e avviliti da questa discriminazione speriamo possiate riflettere meglio e rivedere la direttiva, sempre in funzione della tutela degli animali e del rispetto della natura. Nel rispetto della vostra autorità e del vostro difficile compito vi auguriamo buon lavoro”.