Una mezza maratona, tra le più famose in Italia, che passerà alla storia di Roma Capitale per aver lasciato senza nulla e con l’amaro in bocca ben 35 atleti partecipanti. E non si tratta di mancanza trofei di vittoria o di medaglie appuntate al petto. Bisogna sempre, infatti, sapersi difendere dalle trappole, dalle grinfie e dai buchi neri della vita. A volte, gli ostacoli colpiscono in maniera improvvisa ed inusuale, come se non si fosse davvero mai preparati ad affrontare il peggio. Nella giornata di ieri, i podisti di Luco dei Marsi, di questo folto gruppo, cioè, di corridori segnati da una lunga esperienza e da una passione per la corsa e per le buone e sane abitudini, sono stati protagonisti di un atto di ruberia che ha dell’assurdo. Diretti, infatti, alla città di Roma per prendere parte alla tradizionale Roma-Ostia, ossia la mezza maratona più partecipata d’Italia, hanno fatto, infine, ritorno a casa senza più nulla in tasca, poiché derubati mentre erano intenti a correre la gara, di buon mattino.
Una vicenda, questa, dai tratti singolari. «Noi, tutti gli anni – afferma Paolo Corsi, presidente dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Podistica Luco dei Marsi – come Podistica organizziamo un autobus stracolmo di persone e di atleti proprio per prendere parte alla famosa Roma-Ostia, una tradizione che rinnoviamo da 25 anni. Quella che si è svolta domenica scorsa, il 12 marzo, è stata la 43esima edizione. Il bus, come di consueto di norma, ci lascia, oramai da anni, una volta arrivato nel Lazio, sempre a Roma. Da lì, noi diamo atto a questa immane traversata cittadina, Roma-Ostia appunto, per poi risalire di nuovo a bordo del bus che ci attende, invece, ad Ostia, ossia al punto di arrivo della gara. Al ritorno dalla mezza maratona, però, – racconta il presidente – questa volta ci ha atteso una sorpresa amara. Io sono stato il primo a salire di nuovo a bordo del bus ed ho potuto immediatamente notare l’abitacolo dell’autobus completamente saccheggiato. Si è trattato di un vero e proprio saccheggio: scomparse tutte le borse; i ladri hanno fatto razzia di tutto». L’autista, secondo il racconto del presidente dei podisti luchesi, avrebbe lasciato, infatti, incustodito l’autobus per qualche minuto – cinque minuti al massimo, a detta dell’uomo – per andare a prendere un caffè. In quel frangente di tempo, è avvenuto il fatto. I podisti, di fatti, proprio perché viaggiano per correre e non per visitare la città, all’atto stesso dell’evento della corsa, non portano addosso con sé oggetti personali, come soldi, cellulari e quant’altro, ma vestiti di pantaloncini e scarpe da ginnastica, vanno diretti a correre, lasciando tutto il resto sul bus. «Trovare il nulla all’interno del nostro mezzo di trasporto, alla fine della corsa, è stato a dir poco scioccante».
Prima di procedere alla denuncia presso le autorità competenti, comunque, i podisti hanno atteso che tutti gli atleti tornassero sul bus, a seguito della mezza maratona, per l’appello finale. Qui, la triste sorpresa della ruberia. «Successivamente, – racconta Paolo Corsi – ci siamo diretti in Questura, a Tor de’ Cenci. Qui, i poliziotti, dal canto loro, però, ci hanno consigliato, con nostra grande sorpresa, di andarcene da lì, poiché, per i nostri oggetti rubati, non si poteva fare molto. Per effettuare una denuncia, a detta loro, avremmo dovuto attendere dalle tre alle cinque ore. Ci hanno, quindi, consigliato di tornare a casa e di sporgere denuncia singolarmente, ognuno nel proprio paese di origine. Alcuni di noi, però, non avevano lasciato tutto sull’autobus, ma io ad esempio, come alcuni altri, avevo lasciato in custodia il mio telefono cellulare, un Iphone, all’autista del bus, che se l’era messo in tasca, salvandolo, in questo modo, dalla ruberia della giornata. Ciò ci ha permesso di geolocalizzare un altro Iphone, invece, rubato, nel bel mezzo di alcune boscaglie, collocate lì vicino. Tornati al Commissariato, a quel punto, – continua il presidente – e forti della notizia, abbiamo chiesto delucidazioni. Ci è stato confermato che non si trattava di una boscaglia, bensì di un campo rom». Eppure, i podisti coraggiosi d’Abruzzo non hanno mollato l’osso, loro di diritto, ma si sono diretti in gran flotta, guidati dall’app per la geolocalizzazione del telefono cellulare, verso il campo nomadi di Castel Romano, a 10 minuti di autobus solamente dalla Questura di Tor de’ Cenci.
«Lì, ci hanno raggiunto, successivamente, anche alcune pattuglie della Polizia. Abbiamo creato un po’ di movimento e di disordine all’ingresso del campo, che ha fatto in modo di smuovere e sbloccare un poco le acque. Dopo un dialogo serrato, siamo riusciti ad entrare in una discarica che ha luogo alle spalle dello stesso campo rom, piena zeppa di oggetti. Qui. – avverte il presidente – abbiamo ritrovato almeno le borse, senza però i telefoni cellulari, le chiavi della macchina o, soprattutto, il denaro all’interno». A casa, i podisti, quindi, hanno ricondotto le loro vite, i loro pensieri, molti chilometri corsi in più, qualche borsello vuoto e a qualche indumento rintracciato per caso. «Ognuno è riuscito a recuperare solo il 50% degli indumenti che aveva. E’ la prima volta – dice – che, in 25 anni di attività, ci accade un evento assurdo simile. Dopo questa esperienza, oggi, probabilmente, saprei come comportarmi. Da presiedente, infatti, se mi dovesse capitare ancora di prenotare nuovamente un autobus, forse chiederei che l’autista non abbandoni il luogo di guida e che, quindi, non lasci incustodito il mezzo di trasporto. Noi torneremo, comunque, senza dubbio, a correre di nuovo la Roma-Ostia poiché è un vivido punto di riferimento per tutti i corridori; l’ho sempre consigliata; per noi di Luco dei Marsi, è una tradizione e sempre lo sarà».
La gara è partita alle ore 9 e 30 del mattino, quindi di buon ora, ma i podisti marsicani, esausti, stanchi e stupiti, sono tornati a casa, nelle proprie abitazioni, verso le ore 22 di sera, senza nemmeno le chiavi delle auto tra le mani. 10 mila euro di danni all’incirca, tra soldi, telefoni ed oggetti vari perduti, segnano il bilancio di una giornata da dimenticare, se non fosse per la bellezza dello sport che aiuta a sopravvivere anche a questo.