Monta la polemica dopo che la giunta regionale ha inserito, tra le categorie prioritarie nella fase 2 del piano vaccini, quella riguardante il personale operante presso le Procure della Repubblica e i Tribunali. A chiarirlo è la delibera di giunta 173, nel paragrafo dedicato alla popolazione target della campagna vaccinale.
Tra gli obiettivi che emergono dal documento, oltre al completamento delle vaccinazioni a over 80, categorie fragili e personale docente, scolastico e universitario, anche quello di completare le inoculazioni al personale delle Forze Armate, di Polizia e di soccorso pubblico. In questo ambito – si legge dal testo – sono compresi anche gli “Operatori a vario titolo qualificati Ufficiali di Polizia Giudiziaria, compreso il personale operante presso le Procure della Repubblica e i Tribunali”.
Non sono mancate le reazioni. L’ex senatore di Forza Italia, nonché direttore del TG1, Augusto Minzolini ha commentato la notizia su Facebook: “In Abruzzo il governatore Marsilio ha autorizzato la vaccinazione dei magistrati tra le fasce prioritarie. Alla faccia degli anziani e meno male che è di Fratelli d’Italia. Draghi dovrebbe avocare a sé il potere sulla campagna di vaccinazione all’articolo 117 della Costituzione. E punto”.
Disposizioni che in Abruzzo vanno controcorrente rispetto a quanto previsto dalla nuova linea del governo Draghi, che ha fissato le priorità in base alla classe di età e non al servizio essenziale svolto.
In mattinata l’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha diffuso una nota nella quale invita i dirigenti degli uffici giudiziari a rallentare sensibilmente l’attività lavorativa. “Il nuovo Piano strategico vaccinale, modificando le Linee Guida approvate dal Parlamento nel dicembre 2020, non prevede più, tra i gruppi target di popolazione cui offrire il vaccino in via prioritaria, i lavoratori del comparto giustizia”, si legge nella nota. “Il Governo considera, dunque, il servizio giustizia con carattere di minore priorità rispetto ad altri servizi essenziali già sottoposti a vaccinazione, tanto da non ritenere doveroso rafforzare le condizioni che ne consentano la prosecuzione senza l’esposizione a pericolo per gli operatori”.
“Tale decisione, oltre a destare disagio e sconcerto per la totale sottovalutazione dell’essenziale ed improcrastinabile servizio giustizia, appare in assoluta antitesi con gli obiettivi di riduzione dei tempi dei processi imposti dall’Unione Europea e richiamati dalla Ministra prof.ssa Cartabia nelle linee programmatiche esposte recentemente al Parlamento. Questo perché – conclude l’ANM – l’esclusione del comparto giustizia dalla programmazione vaccinale, specie in un momento di grave recrudescenza dell’emergenza pandemica, imporrà fin da subito il sensibile rallentamento di tutte le attività giudiziarie che devono essere necessariamente svolte in presenza, donde l’inevitabile allungamento dei tempi di definizione dei processi”.