«Dal 2015 a oggi, i corridoi migratori legali hanno consentito l’ingresso sicuro nel nostro Paese a oltre 7.000 persone, alle quali sono state garantite cura, accoglienza e un percorso di inserimento sociale ed economico». Nel suo intervento al convegno organizzato oggi, a Palazzo Borromeo, dall’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, il ministro Lamorgese parla dell’esperienza maturata negli ultimi sette anni e dell’efficacia di questi canali.
L’evento, a cui è intervenuto il presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), cardinale Matteo Maria Zuppi, è stato articolato sul tema “Immigrazione, integrazione, futuro. Corridoi umanitari e rinascita sociale in Italia“.
Tra i relatori, dopo il saluto istituzionale dell’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede Francesco Di Nitto, il direttore generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie – ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Luigi Maria Vignali, il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo, il presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia Daniele Garrone, oltre l’autore del libro “Porte aperte. Viaggio nell’Italia che non ha paura” Mario Marazziti.
Il ministro ha focalizzato i punti di forza di questa tipologia di approccio al fenomeno migratorio: i corridoi sono un importante strumento di tutela della sicurezza e della legalità; creano uno schema che rompe il modello di business dei trafficanti di esseri umani; sono uno strumento di protezione e di solidarietà internazionale.
«Ma vi è un ulteriore e fondamentale aspetto che l’esperienza dei corridoi umanitari valorizza», ha precisato la Lamorgese. «Mi riferisco al legame che si instaura tra chi accoglie e chi è accolto, tale da far cadere ogni velo di diffidenza e paura, ribaltando così, in senso positivo, la narrazione che accompagna il fenomeno migratorio».
In tale contesto, l’Italia continua a essere un punto di riferimento a livello europeo. «Oggi stiamo profondendo ogni sforzo per riaffermare in tema di migrazione uno dei principi fondanti dell’Unione, quello della solidarietà tra gli Stati membri». Ne è esempio l’approvazione, il 10 giugno scorso, in occasione del Consiglio Affari interni dell’Unione europea in Lussemburgo, del pacchetto attuativo della prima fase dell’approccio graduale in materia di migrazione e asilo, comprendente un meccanismo di solidarietà per aiutare gli Stati membri di primo ingresso. «Abbiamo raggiunto finalmente», precisa il ministro, «quell’equo bilanciamento tra i principi di solidarietà e di responsabilità che da sempre rappresenta l’asse portante della posizione italiana in materia di governance migratoria a livello europeo».
Sono progressi ottenuti manche «grazie al lavoro di impulso e di tessitura portato avanti dall’Italia con i Paesi Ue mediterranei di primo ingresso, che è culminato con il vertice dei Med5 a Venezia, lo scorso 3-4 giugno».
Le sfide degli ultimi tempi, ha concluso il ministro riferendosi al drammatico conflitto in Ucraina, «hanno riportato nell’agenda europea la parola solidarietà. Occorre ora sostenere concretamente l’avvio di politiche migratorie coerenti con questo principio».