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Polizia penitenziaria in stato di agitazione

Segreterie regionali maggiormente rappresentative: "Peggioramento delle condizioni di lavoro all’interno delle carceri"

“Carenze di organico, lavoro in sofferenza, sovraffollamento detenuti, poliziotti penitenziari maltrattati, aggrediti e malmenati“, elementi che hanno portato a un “peggioramento delle condizioni di lavoro e di vivibilità all’interno degli istituti penitenziari abruzzesi”.

Per questi motivi le segreterie regionali maggiormente rappresentative della Polizia penitenziaria, nel denunciare il grave stato in cui versano gli istituti abruzzesi e dichiarando lo stato di agitazioni, chiedono all’amministrazione penitenziaria “di intervenire urgentemente con provvedimenti anche straordinari, prima che la situazione degeneri ulteriormente, questo stato di abbandono deve cessare, i poliziotti penitenziari hanno bisogno di svolgere il proprio compito nelle migliori condizioni possibili, nelle condizioni previste dai contratti e dalle norme che regolano la vita penitenziaria”.

A firmare il documento – inviato al Capo del dipartimento amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo, all’Ufficio relazioni sindacali Dap, al provveditore Lazio-Abruzzo-Molise Pierpaolo D’Andria, ai direttori degli istituti penitenziari abruzzesi, alle segreterie nazionali dei sindacati di Polizia penitenziaria e a tutto il personale – le sigle Sappe, Osapp, Uil Pa/Pp, Uspp, Fns Cisl, Fp Cgil, che hanno denunciato dunque un “vero disinteresse da parte dell’amministrazione penitenziaria”.

“È ora di ridare dignità ai poliziotti penitenziari abruzzesi”, è la richiesta comune delle sigle sindacali.

“Chiediamo ai competenti uffici di avviare una revisione delle piante organiche, non più rinviabile, di intraprendere una politica gestionale degli istituti improntata a rendere sicuro il lavoro della Polizia penitenziaria, l’invio immediato di poliziotti a supporto degli istituti più in sofferenza, la ripresa del progetto di revisione dei circuiti penitenziari regionali (ad oggi in tutti gli istituti abruzzesi convivono circuiti spesso incompatibili tra loro e che aumentano le difficoltà gestionali dei reclusi), la riduzione o comunque un’equa distribuzione delle presenze di detenuti psichiatrici, di provvedere anche all’incremento delle figure essenziali nelle carceri abruzzesi come psichiatri e educatori, al momento abbiamo una percentuale altissima di detenuti con problemi mentali e gli psichiatri si vedono poche volte al mese; per non parlare degli educatori che sono così pochi da rendere necessario il supporto dei Poliziotti penitenziari per le ordinarie mansioni d’ufficio delle rispettive aree pedagogiche”, concludono.

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