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Prese a martellate la direttrice dell’Ufficio Postale di Lecce: condannato a 3 anni e 10 mesi l’assalitore

Venne accusato di tentato omicidio e di lesioni personali aggravate, all’epoca dei fatti, quando cioè si macchiò della colpa di aver aggredito con un martello la direttrice dell’Ufficio Postale di Lecce nei Marsi. I fatti risalgono a marzo dello scorso anno.

L’imputato, ieri pomeriggio, è stato condannato. La sentenza di condanna è stata emessa dal Gup – il giudice dell’udienza preliminare – di Avezzano e conta 3 anni e 10 mesi da passare in carcere. L’imputato sarà, inoltre, sottoposto al provvedimento di libertà vigilata, con obbligo di dimora ed anche obbligo di iniziare un percorso terapeutico al Sert. Questo il bilancio di cronaca giudiziaria di primo grado, che ha avuto luogo ieri pomeriggio, al Tribunale di Avezzano, e che ha visto Cesidio Di Fonzo comparire, con rito abbreviato, dinanzi al giudice Anna Rita Mastelli, per rispondere, appunto, del reato di tentato omicidio ai danni della direttrice delle Poste di Lecce nei Marsi e, al contempo, del reato di lesioni personali aggravate nei confronti di un dipendente delle Poste stesse, che era scattato in soccorso della prima vittima femminile. Il pensionato di 65 anni, abitante e nativo di Lecce nei Marsi, nel pomeriggio del 9 marzo del 2017, ha aggredito, armato di un martello, la direttrice dell’Ufficio postale locale.

In foto: l'avvocato Mario Del Pretaro
In foto: l’avvocato Mario Del Pretaro

Secondo la cronistoria della vicenda, l’imputato, nel marzo del 2017, in concomitanza con l’orario di chiusura dell’Ufficio, aveva atteso che la direttrice uscisse dalla sede proprio con l’intento di aggredirla, armato, per giunta, di un martello.

In quel momento concitato, un dipendente balzò in avanti, a difesa della direttrice, evitando così che l’aggressione potesse avere delle conseguenze ancor più gravi. Nel corso del processo, che si è chiuso in primo grado ieri, il medico psichiatra, nominato consulente tecnico dal giudice, aveva accertato che l’imputato, in realtà, fosse parzialmente incapace di intendere e di volere al momento dei fatti. Questa condizione, quindi, ha determinato il riconoscimento, in sede di giudizio, dell’attenuante della parziale incapacità di intendere e di volere, stabilita dalla perizia.

La direttrice e il dipendente, entrambi costituitisi parti civili, sono stati rappresentati dagli avvocati Fernando Romano e Mario Del Pretaro.

L’accusa, invece, è stata rappresentata dal PM Roberto Savelli.

 

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