COMUNICATO SSTAMPA
Giovanissima, ventitreenne, realizza con “Cogito ergo sum”, la sua prima mostra. Ha esposto in varie collettive, in particolare con i ”Marsattori”.
Fin da piccola si è appassionata all’arte. In principio era semplicemente un gioco, una valvola di sfogo per poi mettere in atto la sua ricerca artistica, diventando un lavoro.
Studentessa dell’Accademia di Belle Arti di Roma ha frequentato il Liceo Artistico “E. Bellisario” di Avezzano. Un momento di personale successo è stato l’esposizione di un suo disegno, celebrativo delle donne, nel programma di RAI Storia.
“Cogito ergo sum”, titolo della mostra, riporta al pensiero di Cartesio che mette l’uomo nella consapevolezza della propria esistenza così come in ogni dipinto di Amira Chamroukhi
c’è sempre il suo pensiero, un’idea, uno studio incentrato sulle tecniche: testimonianza della sua personale impronta. Per lei dipingere è essere.
“Parto dal figurativo, ma dove vado a lavorare è molto personalizzato, dal figurativo si passa poi all’astratto. E’ l’insieme di due movimenti che vanno a formare la mia impronta personale.” La gamma di colori che prevalgono nelle sue opere sono il nero, il rosso e il bianco, tra loro molto contrastanti ma ognuno con diversi significati simbolici. Nero violenza, morte, buco nero; il suo opposto è il bianco, che simboleggia la purezza, la pace; si evidenzia il rosso con un forte valore raffigurativo: allo stesso tempo violenza e amore. E’ il contrasto.
“Vivo nel contrasto, sono molto dualista. L’impatto che posso dare è l’insieme dell’artista con la persona nel quotidiano. Tutto ciò che sono io è rapportato nella mia Arte.“ afferma Amina. “Dipingere significa pace, significa rielaborare, ricercare me stessa nella pittura. Soprattutto la tela diventa uno spazio completamente vuoto dove io mi trovo al centro, le mura bianche di quello spazio vuoto diventano di conseguenza la mia mente, quindi tramite la pittura io viaggio all’interno di essa. Questo per me è dipingere”.
Saranno 8 le tele esposte, una delle quali avrà anche la funzione di “istallazione”
“Ho elaborato una tela che ho praticamente smontato. Ho tolto il telaio, ho spezzato la tela per poi aggiustarla. E’ una forma d’istallazione che oltre a elaborare nello spazio circostante, si elabora all’interno della tela. Mi farebbe piacere se qualcuno smontasse la tela o mettesse qualcos’altro su di essa; darebbe un altro senso.”
A disposizione del pubblico ci saranno oggetti per offrire, a chiunque, la possibilità di creare, non più da parte dell’ artista ma partecipando come artista. E’ partito da un progetto personale di Amira Chamroukhi per coinvolgere chi osserva e far lavorare l’opera trasformandola, modificandola.
“Mi aspetto di tutto da chi esamina i miei lavori: ammirazione, disagio, porsi delle domande su ciò che non piace, sarà lui stesso a descrivere l’opera. Qualsiasi emozione che l’osservatore proverà, quella sarà la descrizione del mio lavoro. Mi aspetto tanto. Sono consapevole che questa formula netta è in evoluzione da quello che oggi si legge nero; non è un’arte che rimarrà impassibile. Muterà insieme a me. “
Una pittura che cerca di maturare in ogni sua forma, che cerca ancora di trovare il suo posto anche se è già nel suo posto, una pittura che muta man mano, che è in costante evoluzione e in costante cambiamento. La determinazione nell’arte equivale alla morte stessa dell’arte.