Il tribunale dell’Aquila ha condannato ieri il sindaco di Avezzano, Giovanni Di Pangrazio.
La pena è di un anno e 4 mesi per peculato, nell’ambito del processo che lo vede imputato sull’utilizzo, a fini personali secondo l’impinato accusatorio, delle auto blu della Provincia dell’Aquila, di cui Di Pangrazio, all’epoca era dirigente.
Scatta quindi la legge Severino con la sospensione per il primo cittadino dalle sue funzione per 18 mesi: a Di Pangrazio subentra dunque il vice sindaco Domenico Di Berardino.
Di Pangrazio è stato condannato per peculato d’uso per 4 viaggi e per una ipotesi di falso.
I pm Stefano Gallo e Roberta D’Avolio avevano chiesto 4 anni e mezzo di reclusione.
Il capoluogo marsicano, reduce da un lungo periodo di commissariamento, torna di nuovo a non avere un sindaco eletto.
Gli avvocati Antonio Milo e Claudio Verini, si sono detti sorpresi dalla sentenza e annunciano ricorso in Appello.
Dal canto suo Di Pangrazio ieri in una nota ha parlato di “Un verdetto che offusca l’immagine di un sindaco vero”.
“Nella mia vita, ho sempre sostenuto che le sentenze non si commentano, ma si rispettano. Ci tengo a precisare, tuttavia, di non condividere assolutamente il verdetto odierno; questa pronuncia distorce la realtà dei fatti e offusca l’immagine di un uomo, di un padre, di un funzionario pubblico e di un sindaco che ha dedicato tutta la vita al servizio dello Stato”, ha dichiarato.
“Continuerò a battermi nel giudizio di appello, per provare la mia totale estraneità ai fatti, senza alimentare inutili polemiche. Posso constatare, in ogni caso, che la quasi totalità delle accuse a me rivolte sono cadute nel vuoto. Sono certo che nel processo di appello, che si terrà tra pochi mesi, riuscirò a dimostrare la mia innocenza, anche rispetto all’accusa residua, così come già avvenuto per molte delle contestazioni avanzate in primo grado”, ha concluso Di Pangrazio.