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Punta, mira e colpisci: in tre verbi, l’orgoglio avezzanese delle armi

Quando la lucentezza della pistola, diventa lo sport di una vita, l’orgoglio di un talento, la vocazione di un’intelligenza costruttiva e mai distruttiva, da ricamare centro dopo centro, autocritica dopo autocritica, impresa dopo impresa. «Una bella soddisfazione, venuta a galla per caso, come per caso possono arrivare, nello stesso momento, sia il sole che la pioggia. Per quel che ci ha riguardato, comunque, si è trattata di una giornata piena di raggi di sole». Sintonizzarsi sul canale della concertazione, non è sempre facile. A volte, vale quella marcia in più, quel ‘quid’ tanto famoso, che arrovellava le menti dei latini pensatori. Ed una coppia di pari grado, medico il primo, topografo il secondo, hanno dimostrato un accattivante savoir-faire per quel che ha riguardato il nesso causa-effetto fra il bersaglio da colpire, il proiettile (rigorosamente non pericoloso) da tirare e la mira, ossia il famoso colpo d’occhio da azzeccare. Un tiratore, a differenza di qualsiasi altro sportivo di caratura nazionale, ha solo una possibilità di centrare l’obiettivo prefissato, perduta quell’unica chance, l’attitudine viene meno: significa che bisogna riequilibrare carattere e migliorare la mente.

 

Non è stato il caso fortuito di Filippo Cerasoli, ex ufficiale dell’Esercito e attuale geometra e topografo, e del medico chirurgo e senologo Antonio Addari, ex ufficiale anch’egli, i quali, nell’ultima gara di tiro di precisione di stampo nazionale, hanno, su 300 centri, raggiunto i 297, quindi quasi rasentato la perfezione. Entrambi hanno incominciato a tirare per gioco e per attività cerebrale e fisica. 30 i partecipanti alla gara dal retrogusto italiano, che ha messo KO il senso più estremo di superficialità della visuale. Il tiro sportivo è un misto di tecnica, bravura personale, lungimiranza e fede nelle proprie capacità, quasi da predatore. Si mira, si preme e si colpisce, ma sempre per omaggiare quell’aria di sfida che l’uomo ha innata in sé e nelle sue brame.

 

Nel perimetro caldo delle gare nazionali riservate ad ufficiali e militari in servizio, quindi, il 2 luglio del 2016, si è tenuta una gara di Sniper, ossia di tiro di precisione a tre distanze (50 metri, 100 metri e 150 metri). «Noi abbiamo guadagnato dei risultati che definirei spaventosi: su 300 centri, infatti, siamo riusciti a farne 297, ad un solo tiro di schioppo dalla perfezione. Io mi sono piazzato fra i migliori, mentre il dottor Addari è arrivato secondo, a soli due punti di meno di distanza da me». La gara si è svolta in un poligono nei pressi di Latina.

 

Una disciplina affascinante, quella del tiro di precisione, che affonda sicuramente il suo sapere e la sua testardaggine sportiva in tanti anni di storia, anche militare. Un allenamento costante, con regole precise, e la conoscenza di particolari meccanismi psicomotori sono le leve che fanno scattare in avanti questo sport. «Si tratta di una pratica assai praticata qui in Abruzzo, dove pullulano tantissimi poligoni, tante armi e tanta gente che lo esegue sempre in piena sicurezza. L’allenamento, solitamente, è necessario almeno con una cadenza settimanale: per avere grande precisione, di fatti, occorre un’esperienza invidiabile, maturata alle spalle. Le armi sono affascinanti, rivestono, nella loro essenzialità di difesa e di attacco, l’essenza di un uomo che ha munito sé stesso della sicurezza alla mano. Una quintessenza particolare è attaccata a questa pratica raffinata ed elegante insieme. «Noi ci alleniamo, solitamente, – afferma Filippo Cerasoli – nei vari poligoni che offre la zona abruzzese, come quello di L’Aquila o di Sulmona. In quanto a tiro di precisione, poi, l’Italia non è seconda a nessuno, lo ammetto: secondo una classifica stilata nel 2015, di fatti, la corona d’alloro per il tiro preciso è andata proprio ad un italianissimo sottufficiale del Gruppo Operativo Incursori (G.O.I.) del Raggruppamento Subacquei ed Incursori della Marina Militare nostrana, nominato come miglior cecchino al mondo, che ha trionfato nella competizione per Sniper intitolata ‘International Concentration for Advanced Sniping’, tenutasi nello scorso mese di ottobre, nella città di Artà (Gibuti). Filippo Cerasoli, inoltre, è un grande appassionato d’armi d’epoca. Nella sua cattedrale di vetro, a casa, rientrano, ad esempio, le armi del 1700, armi storiche, quindi e assai particolari. Nella vetreria dei successi, non poteva, in definitiva, mancare un primo posto di alto profilo, denotato da self-control, capacità d’iniziativa, nitidezza di visione complessiva ed anche particolare. Sul campo da tiro, quando il silenzio affonda i suoi denti schietti sulla carne del collo del tiratore scelto, è difficile mirare al centro dell’obiettivo. Su quali tipi di ali viaggia l’emozione che si prova a colpire il bersaglio alla prima prova? «Ci vuole tanta calma, soprattutto quando i risultati cominciano ad essere buoni. L’autocontrollo e la respirazione del corpo sono carte fondamentali, da giocare e da non perdere mai di vista nel mazzo totale».

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