Caro materiali, difficoltà di approvvigionamento, intoppi burocratici, carenza di manodopera: i cantieri della ricostruzione post-terremoto non fanno eccezione ai problemi che assillano il settore edile in tutta Italia. Ad oggi, 13 anni esatti dopo il sisma, la percentuale di lavori completati si aggira intorno al 60-70% ma gli addetti ai lavori notano un pericoloso rallentamento dovuto ai fenomeni che stanno interessando il settore in tutto il Paese.
A lanciare l’allarme è la Filca-Cisl: “Il rincaro dei materiali edili, l’impennata delle materie prime e l’esplosione dei costi dell’energia causati prima dalla pandemia e poi dalla guerra in corso – spiega Pietro Di Natale, responsabile territoriale della Filca-Cisl L’Aquila – stanno creando gravissimi problemi al settore, con le prime disdette dei contratti da parte delle aziende. Bisogna procedere in fretta all’aggiornamento del prezzario perché c’è una notevole forbice tra i criteri utilizzati per redigere i bandi per gli appalti, che sono ovviamente precedenti alla crisi, e il costo attuale dei materiali. Un altro problema che ci sta a cuore è la carenza di manodopera: molte imprese, scoraggiate anche dagli intoppi burocratici per la ricostruzione, hanno preferito occuparsi del Superbonus 110% o si sono spostate nei cantieri post-sisma del teramano, del reatino o nelle Marche”.
“La verità – spiega Di Natale – è che molte pratiche sono ferme per divergenze di vedute tra i condomini o per disinteresse degli stessi proprietari, poco propensi a tornare nelle abitazioni danneggiate dal sisma”. Nei cantieri in attività resta alta la guardia sul fronte della sicurezza, dopo l’incidente mortale di un anno fa costato la vita a due operai: “Un maggiore utilizzo di tutte le innovazioni tecnologiche – conclude Di Natale – potrebbe evitare incidenti e vittime e sarebbe un modo per onorare la memoria delle vittime del sisma, il territorio ha già pagato un prezzo di vite umane altissimo, inaccettabile”.