Sarà effettuato in giornata, all’albergo Rigopiano di Farindola, un sopralluogo del Racis, il Raggruppamento Carabinieri Investigazioni scientifiche. Sul luogo della tragedia, dove lo scorso 18 gennaio una valanga ha distrutto l’hotel provocando 29 morti (11 i sopravvissuti), ci saranno anche i carabinieri forestale e i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando di Pescara. Scopo del sopralluogo, effettuare misurazioni relative al tipo d’urto che la valanga ha avuto sul resort, la posizione dei cadaveri e, non ultimo, come si è spostata la struttura. Che la zona fosse a rischio valanghe era già noto dal 1999 quando la guida alpina Pasquale Iannetti lanciò per primo l’allarme. Tutto nero su bianco redatto in un verbale della commissione comunale valanghe di Farindola rimasto, però, ignorato. La commissione si sciolse poi nel 2005 senza un apparente motivo.
Al di là dei documenti e delle mappe relative al piano idrogeologico per l’Abruzzo, risalenti al 1991 e che non prevedevano frane o dissesti per la zona di Rigopiano, tanto che non compariva neanche agli atti, esiste una legge regionale del 1992 (la numero 47) dedicata alle ‘norme per la previsione e la prevenzione dei rischi da valanga’, e quella volta tra i territori a rischio c’era anche Farindola. Nonostante lo stanziamento di 300 milioni di lire con i quali la Regione decise di stilare una Carta del rischio valanghe, da allora l’Ente stesso non è riuscito ad approvare il documento che, forse, poteva essere fondamentale per una seria allerta nella zona della sciagura. La legge regionale del 1992 è un altro tassello dell’inchiesta in mano al procuratore Cristina Tedeschini e la pm Andrea Papalia, magistrati ai quali il Racis rimetterà una relazione appena stilato il resoconto sul sopralluogo odierno, atto che entrerà nel fascicolo per omicidio colposo plurimo e disastro colposo e che ancora oggi non conta indagati.
Fonte AGI
Foto di: Tempi