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Roma-Pescara, Di Marco chiede lo stop agli espropri

Il consigliere regionale: "Una confusione immane si sta creando sugli espropri, sui progetti approvati inizialmente, stralciati in parte in corso d’opera, con un progetto esecutivo fatto solo sulle aree prese in consegna, dunque senza le demolizioni da fare".

“Questa velocizzazione s’ha da fare, anche se il progetto di raddoppio della ferrovia Roma-Pescara non ha avuto tutte le autorizzazioni necessarie; anche se nonostante siano già partiti gli espropri, il Comitato di coordinamento regionale per la Valutazione di impatto ambientale sarà chiamato a esprimersi il 21 novembre prossimo sulla verifica di ottemperanza, ma su una stesura originaria del progetto, quella che non contempla i tanti stralci che RFI ha dovuto concordare con il territorio sul fronte della viabilità per evitare ulteriori sventramenti, specie nel comune di Manoppello e in zona Brecciarola. Una seduta che dovrà essere integrata o rifatta, visto il caos della situazione, ma che serve a mandare avanti un appalto destinato ad andare a singhiozzo per le tante lacune e per ostacoli ambientali non facilmente superabili. Per questa ragione penso che si debba fare uno stop, così come chiedono i cittadini attraverso il comitato Comferr, non procedere agli espropri prima di avere un quadro chiaro su ciò che si può fare e cosa no, su come e fin dove si può andare avanti e sulle coperture di un’opera che, oltre che costosa, potrebbe finire col diventare inutile per via dei ritardi e degli ostacoli che accumulerà il cantiere di tratta in tratta”, così il consigliere regionale Antonio Di Marco a fronte della convocazione della VIA per la settimana prossima. “Alla riunione del 21 novembre alle 9,30, che invita presidenti Marsilio e Sospiri, l’esecutivo e noi consiglieri regionali a partecipare in remoto, sarà sottoposta la “Procedura di Verifica di ottemperanza ai sensi dell’art. 28 D.Lgs. 152/2006. Velocizzazione linea ferroviaria Roma-Pescara. Lotto 2: raddoppio ferroviario tratta Manoppello – Scafa”, si legge nella convocazione”, continua Di Marco.

“Dopo il parere dato sul primo lotto, che aveva lasciato in sospeso alcune cose rilevate come non fatte, perché non ottemperanti, su quel tavolo arriverà qualcosa che non rispecchia la realtà e genererà ulteriori disagi. Una confusione immane si sta creando sugli espropri, sui progetti approvati inizialmente, stralciati in parte in corso d’opera, con un progetto esecutivo fatto solo sulle aree prese in consegna, dunque senza le demolizioni da fare, le viabilità alternative da mettere in piedi. In pratica si inizia un’opera su carte superate e senza sapere come va a finire il resto. Ad esempio: che futuro avranno il sottopasso di Manoppello e gli altri aggiustamenti viari che il Comune aveva concordato con RFI, soggetto proponente che però negli incontri recenti con i cittadini parla come se tali intese non ci fossero mai state? Che accadrà, alla luce dei rilievi sollevati dai gestori del sistema idrico integrato, con la perforazione del Morrone che interessa vari tratti della linea ed è un bene collettivo di primaria importanza per l’acqua? Perforazione che manderà in crisi idrica perenne i territori di Pescara e Chieti”.

“Bene, tantissimi di questi dubbi, sicuramente i più importanti, non sorgerebbero nemmeno, se passasse la fattibilità di una variante che porta i 13 km di tracciato critico fuori dal sedime urbanizzato. RFI e nemmeno la Regione vogliono seriamente considerare tale ipotesi che genera anche risparmi, limitando espropri cari e dolorosi e la perdita di attività e investimenti personali a migliaia di cittadini della valle. Una confusione imperante, di cui la politica deve occuparsi, per evitare che un progetto che di fatto è utile da Avezzano in poi, paralizzi la vita e l’economia di un comprensorio ben più vasto che parte dalla costa. Questo sarà il tema dell’incontro che il Comferr il 24 novembre porterà di nuovo per strada, in un confronto con i rappresentanti politici a cui parteciperò anch’io, si chiama “Cambia-menti”, perché credo fermamente che ci si debba fermare e usare la ragionevolezza, a tutela delle comunità e delle risorse pubbliche impiegate per l’opera, importi che ad oggi oltre che incerti sono ancora indefiniti”, questa la conclusione.

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