In Abruzzo il carico residuo contabile delle cartelle esattoriali affidate ai soggetti della riscossione dal 2000 al 2024 ammonta a 24,75 miliardi di euro, pari circa all’1,9% del totale nazionale pari a 1.272,90 miliardi di euro.
Il dato, riportato nella memoria del Dipartimento delle Finanze al Senato aggiornata al 31 gennaio scorso, è analizzato dal commercialista pescarese Luca Orsini, interpellato dall’ANSA sul tema delle rottamazioni fiscali.
“Alla luce delle decisioni governative dell’ultimo decennio – spiega Orsini – emergono due riflessioni: da un lato l’innegabile vantaggio per il contribuente delle definizioni agevolate delle cartelle, dall’altro un effetto distorsivo sulla compliance fiscale”.
Secondo Orsini, lo schema delle varie rottamazioni — dalla prima con il decreto-legge 193/2016 del governo Matteo Renzi, al governo Paolo Gentiloni (rottamazione-bis), al governo Giuseppe Conte (ter), al governo Giorgia Meloni (quater) fino alla prossima ‘pacificazione fiscale’ della legge di bilancio 2026 in via di approvazione in questi giorni — è diventato un “elemento quasi fisiologico” della politica fiscale italiana.
Il sistema consente al contribuente di estinguere debiti fiscali semplicemente versando il tributo originario con l’azzeramento di sanzioni e interessi di mora e, oltretutto, in tempi molto dilatati.
Quelli in questione sono crediti affidati all’agente della riscossione dal 2000 al 2024 e non ancora incassati: è in questo serbatoio che le rottamazioni cercano consenso e gettito ‘rapido’ nella platea dei contribuenti abruzzesi, tra i quali, la stessa Regione Abruzzo che – come reso noto nel 2023 dall’assessore al Bilancio Mario Quaglieri – aderendo alla rottamazione-quater ha “rottamato” le cartelle notificate all’ente e al CIAPI Abruzzo Formazione, ente chiuso nel 2020 dal Consiglio regionale; così facendo si è arrivati a un risparmio complessivo di oltre 1,8 milioni di euro. Ma, ammonisce Orsini, “ogni rottamazione, anziché rappresentare la conclusione di una fase straordinaria, rischia di diventare l’anticamera della successiva, alimentando un’attesa che indebolisce l’adempimento spontaneo.
La stessa Corte dei Conti, nella sua memoria depositata alla VI Commissione Finanze del Senato il 20 marzo 2025, ha rilevato che “non può essere trascurato il fatto che esse (le rottamazioni, ndr) possano indurre all’inadempimento successivo, alimentando il convincimento che è possibile e conveniente non pagare alle scadenze ordinarie”.
Orsini conclude sottolineando la necessità di “un fisco stabile e proporzionato, capace di distinguere tra l’evasore sistematico e chi semplicemente non ce la fa perché il vero successo di una politica fiscale non si misura dal numero di occasioni di clemenza che offre, ma dalla sua capacità di rendere superflue tali misure”.







































