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Salute, colesterolo ancora sottovalutato per rischi cardiovascolari

Il colesterolo troppo alto continua ad essere un problema rilevante di salute pubblica: un vero e proprio killer sottovalutato. Per questa ragione la Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (Siprec) in collaborazione con il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e la Fondazione italiana per il cuore, hanno redatto un position paper sul colesterolo e il rischio cardiovascolare, fornendo indicazioni su esami e terapie da effettuare.migliorare-salute-cuore-cardiovascolare

Il documento è stato presentato nei giorni scorsi a Napoli, nel corso del quindicesimo Congresso nazionale Siprec. I dati epidemiologici sono in effetti impressionanti. Ogni anno in Europa si registrano 4 milioni di decessi per malattie cardiovascolari che riguardano le donne nel 55% dei casi. Dalla fine degli anni ’90 ad oggi il valore medio del colesterolo degli italiani è aumentato in maniera significativa sia negli uomini (dal 205 a 211 mg/dl) che nelle donne (da 207 a 217 mg/dl), secondo i dati dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare (Oec)/Health Examination Survey (Hes). Stessa cosa per la prevalenza dell’ipercolesterolemia, passata dal 20,8 al 34,3 per cento negli uomini e dal 24 al 36,6 per cento nelle donne.

«Il forte impatto patogenetico di un livello elevato di colesterolemia totale ed il basso costo del test potrebbero suggerire comunque il dosaggio in occasione di un prelievo di routine, in un’ottica di medicina di popolazione o del territorio con ruolo opportunistico e funzione ‘anticipatoria’ – sottolinea il professor Massimo Volpe, presidente eletto della Siprec – attualmente in Italia non è previsto il dosaggio gratuito dei valori di C-Ldl per diversi gruppi di pazienti affetti da dislipidemia. Attraverso questo documento, auspichiamo non soltanto che il dosaggio diretto delle Ldl diventi parte integrante della valutazione del rischio cardiovascolare, soprattutto nei soggetti con rischio cardiovascolare intermedio, elevato o molto elevato, e della buona pratica clinica, ma anche che il Servizio Sanitario Nazionale si faccia carico del costo dell’esame almeno nei soggetti a rischio più elevato».

 

Fonte: AGI

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