Il 7° Rapporto GIMBE sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN), presentato a Roma lo scorso 8 ottobre, offre uno spaccato approfondito delle condizioni in cui versa la sanità pubblica italiana. La Fondazione GIMBE, che si occupa da anni di monitorare il sistema sanitario, ha sollevato preoccupazioni su diversi fronti, mettendo in luce problematiche che toccano tutti noi.
La salute come diritto universale
La Costituzione italiana sancisce il diritto alla salute come un bene per ogni cittadino, ma questo principio è oggi sotto attacco. Il rapporto evidenzia che il nostro SSN, nato con l’obiettivo di garantire cure a tutti, sta affrontando una crisi di sostenibilità. Tagli ai finanziamenti, inefficienze e disuguaglianze regionali stanno compromettendo questo diritto fondamentale, soprattutto nelle regioni del Sud.
Tagli e finanziamenti insufficienti
Negli ultimi dieci anni, la sanità pubblica ha subito tagli per oltre 37 miliardi di euro. Durante la pandemia, il governo ha cercato di investire di più nel settore, ma questi fondi non sono stati sufficienti per garantire un rafforzamento strutturale del SSN. Ad esempio, il rapporto segnala che nel 2023 la spesa sanitaria complessiva ha toccato i 176 miliardi di euro, ma solo il 74% di questa spesa è pubblica, mentre il resto è a carico dei cittadini.
Le disuguaglianze regionali
Uno dei problemi più gravi segnalati nel rapporto riguarda le disuguaglianze regionali. Le Regioni del Nord godono di un accesso più facile e tempestivo ai servizi sanitari, mentre il Sud soffre di gravi carenze, sia in termini di personale che di infrastrutture. La “migrazione sanitaria” è diventata una triste realtà: sempre più persone dal Sud si recano al Nord per ricevere cure mediche, con costi elevati per le famiglie e per il sistema sanitario.
Il personale sanitario in crisi
Il rapporto dedica ampio spazio anche alla situazione del personale sanitario. Medici e infermieri sono sempre più sotto pressione. Nel 2022, il rapporto infermieri/medici in Italia è tra i più bassi d’Europa. Questo significa che ci sono meno infermieri per assistere i pazienti, il che si traduce in turni di lavoro massacranti e una qualità dell’assistenza che rischia di peggiorare.
Che cosa possiamo fare?
La Fondazione GIMBE ha lanciato una campagna per salvare il nostro SSN. È importante che tutti noi, come cittadini, prendiamo consapevolezza della situazione e chiediamo alle istituzioni un maggiore impegno per garantire il diritto alla salute. Questo significa investire più risorse, migliorare l’organizzazione e ridurre gli sprechi, così che ogni persona, ovunque si trovi in Italia, possa ricevere le cure di cui ha bisogno.
E in virtù di tale “grido” di aiuto, già da alcuni mesi è operativo il Nucleo di Coordinamento nella provincia dell’Aquila, pronto a sviluppare qualsiasi iniziativa, divulgativa e conoscitiva del SSN.