Cerchiamo di partire dalla fine di questa storia, nata sui social con un post che ha fatto il giro del web, per arrivare all’inizio. E per comprenderlo, magari, meglio. La fine è questa: che i genitori dei tre piccoli lasciati soli in casa a San Benedetto dei Marsi, sono stati rintracciati e sono tornati nella propria abitazione. Si tratta di due stranieri, da tempo residenti del Comune marsicano e ben integrati nella comunità. Lui, il padre, era al lavoro. La madre, invece, si sarebbe allontanata da casa, lasciando da soli i figli, per questioni di urgenza. Il tutto, però, compresi i racconti dei due rilasciati verbalmente e seduta stante, è al vaglio dei Carabinieri, intervenuti con una pattuglia.
“Mentre dalla postazione sita in Piazza D’Arpizio, venivano distribuite le mascherine per emergenza covid-19 alla Popolazione, abbiamo sentito, nelle vicinanze, provenire dall’interno di un edificio, i lamenti di alcuni bambini. Inizialmente non vi abbiamo dato peso, convinti si trattasse del classico pianto di fanciulli, che di lì a poco, sarebbe terminato, ma ci sbagliavamo! Passavano i minuti, ma i lamenti non solo non finivano, ma al contrario, crescevano. Insospettiti e preoccupati, ci siamo guardati attorno per capire bene verso quale abitazione avvicinarci. Dall’esterno, alla finestra che dava sulla strada ed abbiamo notato che all’interno della casa vi erano tre bambini,molto provati e con le lacrime agli occhi”. A raccontare sul proprio profilo Facebook i contorni di questa storia, rendendo pubblica la segnalazione, è lo stesso primo cittadino del Comune di San Benedetto dei Marsi, Quirino D’Orazio. La Redazione ha scelto di omettere l’età dei minori e la provenienza etnica per tutela della privacy e della dignità dei soggetti deboli coinvolti. La Redazione, cioè, applica quanto sancito dalla Carta di Treviso, pubblicata nel 1990, ed elaborata, all’epoca, come chiave deontologica, tra la Federazione nazionale della Stampa Italiana, l’Ordine dei Giornalisti e Telefono Azzurro.
Cosa ci dice la carta? Che “in tutte le azioni riguardanti i minori, deve costituire oggetto di primaria considerazione “il maggiore interesse del bambino” e che perciò tutti gli altri interessi devono essere a questo sacrificati”. Cosa implica per noi giornalisti? Che i minori, innanzitutto, devono essere tutelati nella loro persona umana, coprendoli con una foltissima coltre di anonimato, più spessa di quanto può capitare per i soggetti adulti, protagonisti di questa o quell’altra notizia. Implica che il minore, se coinvolto in un fatto di cronaca lesivo della sua dignità e del suo sviluppo psicologico futuro, poiché essere in fieri, non deve essere riconoscibile o identificabile tramite i dettagli che vengono resi noti in una qualsivoglia notizia. Sempre la carta di Treviso, perno indissolubile attorno a cui, per fortuna ancora oggi, ruota il ben fare giornalistico, ci avverte anche di un altro punto cardinale, ossia che “va altresì evitata la pubblicazione di tutti gli elementi che possano con facilità portare alla sua identificazione, quali le generalità dei genitori, l’indirizzo dell’abitazione o della residenza, la scuola, la parrocchia o il sodalizio frequentati, e qualsiasi altra indicazione o elemento: foto e filmati televisivi non schermati, messaggi e immagini on-line che possano contribuire alla sua individuazione”.
Il post social del sindaco ha innescato condivisioni, giudizi, opinioni. Ha creato un piccolo subbuglio mediatico. Stando a quanto fino ad ora accertato, i tre sono stati trovati soli in casa alle ore 9 e 30 di stamane. Il sindaco si è messo subito all’opera per risalire ai genitori dei bimbi. La madre, avvertita, è arrivata dopo circa un’ora.
L’amministrazione ha avvertito gli assistenti sociali, che si occuperanno del caso. “Capito da dove provenissero i lamenti, insieme ai Carabinieri della locale stazione ed agli agenti della Polizia Locale, ci siamo portati davanti l’ingresso dell’ abitazione, per verificare la situazione. Abbiamo notato che sul portone era stato montato un chiavistello per impedire che le persone site all’interno della casa, pur provando ad aprire la porta, non potessero uscire. Abbiamo bussato e, come immaginato, dall’interno nessuno è riuscito ad aprirci”, continua D’Orazio nel suo racconto.
Dopo aver tranquillizzato i tre bambini, come raccontato dal sindaco, gli intervenuti hanno chiesto dove fossero andati genitori. “La più grande, singhiozzando, ci ha riferito che erano andati a lavoro e che li avevano lasciati lì, da soli e chiusi a chiave, da molto tempo. Cosa più sconvolgente è che non era la prima volta che accadeva. Abbiamo provveduto immediatamente a contattarli ed abbiamo dato corso a tutti gli accertamenti del caso. E’ inconcepibile che si possano lasciare in abbandono dei minori in così tenera età, senza qualcuno che si potesse prendere cura di loro. Ringrazio pubblicamente l’Arma dei Carabinieri per il tempestivo e pronto intervento svolto”.
Il sindaco, così come tutti i cittadini e gli amministratori, spera che si tratti unicamente di un allontanamento momentaneo e unico nella sua fattispecie, di una quindicina di minuti di orologio al massimo, dovuto magari ad una ragione di urgenza. Per ora, i militari stanno svolgendo tutti gli accertamenti del caso, verificando anche le parole dette dalla donna sul perché della sua assenza in casa, se corrispondano o meno a verità.