Sanità abruzzese: centrodestra e centrosinistra, due facce della stessa medaglia. I comunisti propongono un’alternativa pubblica e giusta. In questi giorni assistiamo all’ennesimo teatrino indegno tra centrodestra e centrosinistra, che si accusano a vicenda per il disastro della sanità in Abruzzo. Ma la verità è sotto gli occhi di tutti: entrambi hanno gestito e affossato la sanità pubblica, smantellandola pezzo dopo pezzo per spalancare le porte al privato.
Durante il governo D’Alfonso, la sanità era commissariata e le tasse al massimo. Oggi Marsilio vuole aumentarle ulteriormente, colpendo circa 300.000 cittadini con redditi medio-alti, ma nessuno dei due ha mai avuto il coraggio di toccare i profitti dei privati accreditati, che ricevono ogni anno centinaia di milioni di euro di fondi pubblici.
I dati dell’AGENAS parlano chiaro: Oltre 500 milioni di euro all’anno vengono erogati alle strutture private accreditate in Abruzzo. In alcuni settori, come la riabilitazione e la specialistica ambulatoriale, il privato eroga più del 40% delle prestazioni. Eppure, i cittadini attendono fino a 120 giorni per una visita cardiologica o ortopedica nel pubblico. Risultato: la sanità privata ingrassa coi soldi pubblici, mentre il pubblico muore. Il PCI Abruzzo non si limita alla denuncia. Proponiamo una soluzione concreta e coraggiosa:
una legge regionale che istituisca un contributo di solidarietà sanitaria a carico delle strutture private accreditate, proporzionale al fatturato, per finanziare:
nuove assunzioni nella sanità pubblica, il taglio delle liste d’attesa, la riapertura dei presidi locali, l’acquisto di strumentazioni diagnostiche. Basta elemosinare soldi ai cittadini, andiamo a prenderli dove sono: nelle casse di chi ha fatto profitti sulla salute del popolo. È ora di ricostruire una sanità pubblica, universale, gratuita e umana, guidata dall’interesse collettivo e non dal mercato. Quando gli abruzzesi apriranno gli occhi, sarà troppo tardi per questi attori da strapazzo.
Il PCI è l’unica forza che non ha mai svenduto la salute. È ora di rialzare la testa.
Comunicato stampa