“Il debito della sanità abruzzese cresce, ma le Asl tardano a chiarire il quadro alla Regione, tant’è che il Dipartimento Sanità è stato costretto a chiedere che i quattro manager trasmettano la documentazione sui piani di rientro entro il 10 settembre, con il rischio che i vertici siano messi in discussione come prevede la normativa, se non verranno prodotti per tempo. Quello che avevamo solo paventato, preoccupati dall’assenza di atti programmatori sulla sanità da quando il centrodestra è alla guida della Regione, sta purtroppo prendendo corpo, l’Abruzzo dopo i faticosi passi avanti compiuti per uscire dal commissariamento sanitario, sta tornando indietro e lo fa nel momento peggiore”, denuncia il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Silvio Paolucci.
“Per tale ragione suona come ultimatum la richiesta inoltrata i primi di agosto dal Dipartimento alle Asl, maturata a valle delle criticità emerse il 20 luglio al Tavolo di monitoraggio, come precisato nella nota dello stesso Dipartimento regionale e di cui non conosciamo ancora il contenuto – spiega l’ex assessore alla Sanità – Di certo, si evince dall’invito, che alla situazione economica certificata dalle Asl al 31 maggio scorso, manca una parte consistente dell’evoluzione dei conti, quella che i manager avrebbero dovuto comunicare entro 30 giorni dall’incontro di luglio e che è rimasta inevasa, tant’è che gli uffici la esigono entro il 10 settembre. Ed è di certo una situazione debitoria, visto che viene reclamato un piano di rientro. Per far quadrare i conti finora c’è voluto l’ingegno, che, però, non è un buon esempio di governo se il disavanzo del 2019 è stato coperto prendendo i soldi del nuovo ospedale di Chieti, se per quello del 2020 si sono utilizzati i trasferimenti straordinari decisi dal Governo con il Covid e se per il 2021, con un deficit che viaggia già ben oltre i 100 milioni di euro, si chiede un piano di rientro alle Asl“.
“Questo quadro rende paradossale la propaganda che il centrodestra ha attivato sul grande bluff della rete ospedaliera, complici, forse, anche i prossimi appuntamenti elettorali: naturale chiedersi, come si fa a promuovere investimenti e interventi, senza alcun atto programmatorio approvato dall’esecutivo dal 2018 a oggi e con una situazione già debitoria dell’intero comparto di cui si chiede un piano di rientro? In pratica mentre a sindaci e comunità per la campagna elettorale si promettono più reparti, alle Asl si intima di produrre piani di rientro e tagli per decine e decine di milioni di euro: una presa in giro bella e buona, coperta dall’ambiguità delle mancate approvazioni di tutti gli atti.
“È ferma la programmazione, a cominciare dai 500 milioni di euro sull’edilizia sanitaria, gli ultimi atti risalgono, come detto, al settembre 2018; fermi i concorsi, sconcertante quello per infermieri della Asl di Chieti; è ancora al palo il Piano sanitario e senza di esso è facile che il Ministero e il tavolo nazionale bocceranno anche la proposta di riordino della rete ospedaliera appena presentata, visto che occorre avere innanzitutto un quadro esatto della spesa per personale, attrezzature e infrastrutture e poi ridefinire la geografia e funzione degli ospedali. L’unica cosa che si muove, insieme al debito, è la mobilità sanitaria conseguente alla mancanza di una governance”.
Gli annunci fatti sono solo fumo negli occhi degli abruzzesi, che si ritroveranno con una sanità non solo già pesantemente indebitata dopo appena due anni e mezzo di gestione Marsilio, ma senza nessun intervento sui territori. Nei fatti è come se in tutto questo tempo il centrodestra sulle politiche sanitarie non ci fosse mai stato”, questa la conclusione.