“Ho posto al Governo, e al Ministro Speranza in particolare, il tema del reclutamento del personale sanitario, che è l’arma decisiva per potenziare la risposta del servizio sanitario nazionale all’emergenza Covid.
Stiamo avendo grandi difficoltà a reperire personale aggiuntivo, con avvisi pubblici andati deserti ripetutamente, soprattutto per le destinazioni nei centri minori e più disagiati. E una delle cause dei rifiuti e delle difficoltà sta nella precarietà dei contratti che si propongono.
Con contratti a termine e assunzioni che durano lo spazio dell’emergenza non si risolve il problema: la carenza di personale è il vero ostacolo a moltiplicare i posti letti di terapie intensive ‘infettive’, che si traduce nella necessità di dover adottare drammatiche restrizioni alle attività.
Se sono vere le dichiarazioni di intenti unanimi, e cioè che si deve tornare a investire nella sanità, bisogna offrire contratti stabili. Solo allora (forse) riusciremo a reclutare personale in numero sufficiente, al netto del fatto che – purtroppo – mentre letti e ventilatori si ‘fabbricano’ in pochi giorni, anestesisti e rianimatori si ‘formano’ in molti anni di duro studio.
Il Ministro Speranza, nella sua replica, ha riconosciuto l’importanza del tema, definito un ‘nodo fondamentale’ e ricordando che per 15 anni abbiamo subito un blocco delle assunzioni e degli stipendi che sono alla radice del problema attuale, solo negli ultimi due anni parzialmente rimosso. Per il momento, però, le uniche risorse aggiuntive sono quelle già stanziate nei decreti che saranno riproposte per 2021 in legge di Bilancio”.