Tutti dicono, oggi, di non sentirsi più al sicuro, fra le quattro pareti che raccontano la lunga ed ansimante storia legata alla vicenda, che pare senza fine, della Santa Croce di Canistro. Un’acqua, una sorgente, un tempo simbolo e sintomo di ricchezza, oggi, invece, divenuta la pietra filosofale di tante, forse troppe, verità, che non vanno nemmeno d’accordo l’una con l’altra. Come se lo stabilimento, quindi, fosse quasi divenuto il luogo dove tutto ed il contrario del tutto diventano possibili, grazie all’appropinquarsi della notte. Furti di rame, furti di hard disk, carabinieri, pattuglie e scorribande: lo Stabilimento d’imbottigliamento più famoso della Valle Roveto, oggi, è teatro di micro-criminalità e di lotta per il salario lavorativa. In una nota stampa diramata esattamente il giorno 3 febbraio scorso, di venerdì sera, dall’imprenditore Camillo Colella in persona, patron di un marchio oggi incastrato in molte vicissitudini, egli stesso afferma «di non sentirsi al sicuro». Anzi, parla esattamente di «ingenti furti di rame e gravi danneggiamenti all’interno dello stabilimento; venerdì mattina, – continua – c’era sempre il solito gruppo di persone che non ci permettono di lavorare, bloccando entrate ed uscite. Io, la mia famiglia, i dipendenti ed i fornitori non ci sentiamo sicuri».
I lavoratori, però, 75 in tutto, hanno preso a malo modo questa dichiarazione scritta da Colella. «Sconcertante, anzi a tratti offensivo – commentano alla luce del fatto – il comunicato dell’imprenditore Camillo Colella, in cui egli denuncia di non sentirsi al sicuro e di avere le entrate e le uscite bloccate nello stabilimento da parte dei lavoratori della Santa Croce. Si dipinge, in questo modo, un’atmosfera tetra, – continuano a dire i dipendenti – densa di timori ed indegna, soprattutto, relativamente alla lunga storia, marsicana e non solo, scritta dalla Santa Croce e dai suoi dipendenti. – replicano i lavoratori in un’altra nota stampa diramata – Da cinque mesi – affermano a gran voce – i lavoratori della Santa Croce sono senza stipendio; è stato, di fatti, avviato e portato all’epilogo il licenziamento collettivo del personale ma, di contro, non è giunta alcuna risposta a questo stesso personale circa le domande delle maestranze, riguardanti il pagamento delle legittime spettanze».
«E’ questo il paese civile di cui Colella si duole? – continuano nella nota i lavoratori – Un paese, cioè, dove, i dipendenti attendono fuori lo stabilimento un imprenditore, solo perché egli si nega loro ripetutamente, affinché vengano finalmente ascoltati? Perché l’imprenditore si appropria anche dei sentimenti dell’insicurezza e della paura? Paura ed insicurezza, invece, appartengono di diritto, secondo noi, al quotidiano dei 75 dipendenti (ex) della Santa Croce, così come a loro appartengono gli stipendi ed anche una buona dose di responsabilità e di dignità che li ha portati a richiedere, recentemente, anche un incontro al Prefetto di L’Aquila. Vogliono – affermano – solo raccontare quella verità, una verità che, a volte, è stata forse troppo spesso soffocata ed altre volte, invece, troppo spesso distorta, continuando a confidare nelle istituzioni del nostro Paese Civile», scrivono ed avvertono. In fondo, alla fine di una storia, infatti, seppur tanto lunga e complicata, c’è spazio solo per una verità e basta.
Sicuramente lo stabilimento di Canistro, un tempo florido tempio di economia, commercio e di vita lavorativa attiva, oggi è divenuto lo specchio di una società che sembra quasi faticare a ripartire da sé stessa e con sé stessa. Quanto tempo occorrerà attendere prima che i 75 lavoratori tornino a fare ciò che sanno fare? L’8 febbraio: ecco la data, la scure, lo stop in fondo alla corsa. Nel giorno fissato da quella data, cioè, si terrà, infatti, l’udienza di merito del Tar in relazione al ricorso presentato dalla Santa Croce Spa contro il bando per la concessione della sorgente Sant’Antonio Sponga di Canistro, annunciato e messo in moto dalla Regione Abruzzo da dicembre dello scorso anno. Gli operai saranno presenti di fronte alla sede del Tar Abruzzo sin dalle ore 9 del mattino. Iris Flacco, invece, dirigente regionale del servizio Risorse del territorio e attività estrattive avverte: «Per quanto concerne la prossima riunione della Commissione di gara per il bando relativo all’assegnazione della sorgente canistrara, non abbiamo ancora novità. Dobbiamo andare avanti, però, con il vaglio della busta B delle quattro società in lizza. Non abbiamo il minimo dubbio sul bando, altrimenti non avremmo proprio attuato il procedimento giuridico, se avessimo avuto dei dubbi a monte. Noi siamo convinti di aver messo in pratica un buon procedimento, fermo restando che è l’organo di giudizio che deve soppesare tutti gli interessi e tutti i valori alla fine. Per noi, però, torno a dirlo, è assolutamente legittimo e corretto e sta andando avanti e procedendo bene».
«Abbiamo avuto – precisa la dirigente regionale – 4 proposte in tutto, tutte e quattro valide ed ammissibili, quindi la procedura non è che sia stata impedente per qualcuno, non ci risulta affatto. Esistono grandi società e piccole società, ma la proposta non ha affatto impedito la partecipazione a qualche soggetto e non ha nemmeno messo in piedi delle sperequazioni, privilegiando, ad esempio, più le piccole società rispetto alle grandi. Speriamo solo di aver fatto un buon procedimento».
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