Il titolare della società Santa Croce, Camillo Colella, ha citato in giudizio, presso il Tribunale civile di Isernia, l’assessore del Comune di Canistro (L’Aquila) Ugo Buffone, per frasi ritenute gravemente diffamatorie pubblicate sul suo profilo Facebook, chiedendo un risarcimento danni di 65mila euro. L’accusa nei confronti dell’amministratore è anche di aver posto in essere una condotta contraria a quella che le norme di comportamento prevedono per i pubblici funzionari. A renderlo noto la stessa Società Santa Croce, ex concessionaria, fino alla revoca senza proroga da parte della Regione nel 2015, della sorgente Sant’Antonio Sponga di Canistro. «Revoca che ha costretto la società a licenziare 75 addetti, e ha attivato un lungo ed aspro contenzioso, ancora in corso, tra Santa Croce e la Regione Abruzzo e lo stesso Comune. La gara indetta in seguito dalla Regione nel dicembre 2016 è terminata con decadenza dell’aggiudicatario provvisorio Norda, e ad oggi l’acqua con grande danno erariale continua a riversarsi nel fiume inutilizzata», riporta una nota stampa della società Santa Croce Spa.
Oggi la Santa Croce, che ha fatto richiesta di poter tornare a imbottigliare nella sorgente Sant’Antonio Sponga in via provvisoria in attesa del nuovo bando, resta concessionaria della più piccola sorgente Fiuggino di Canistro, su cui grava però un provvedimento di sospensione cautelare da parte del Tar e si è in attesa della decisione di merito. I fatti contestati nella citazione in giudizio, da parte degli avvocati Giulio Mastroianni, del foro di Roma, e Salvatore Galeazzo, del foro di Isernia, si riferiscono ad un post pubblicato dall’assessore Buffone sul suo profilo facebook.
«Altro che chiacchiere e disponibilità verso i lavoratori, il suo obiettivo, era la loro resa economica, con pagamenti dimezzati», ha scritto l’assessore Buffone riferendosi a Colella e ai giudizi tutt’ora pendenti tra la Santa Croce e le maestranze licenziate «aventi ad oggetto da un lato le rivendicazioni economiche avanzate dai lavoratori, dall’altro le pretese risarcitorie della società, relative al periodo di agitazioni e scioperi dei lavoratori condotti con modalità illecite e, comunque, foriere di gravi danni economici per la società. Alterando dunque, per i legali, ‘la verità dei fatti’». Buffone scrive poi di «penose disinformazioni che il signor Colella in modo sistematico invia, probabilmente vuole passare da carnefice a vittima, agli occhi dell’opinione pubblica. Le verità pian piano verranno a galla, le complicità silenziose fatte con feroce cattiveria verranno allo scoperto, si scoprirà chi ha agito con onestà e dedizione a favore del paese. Chi invece ancora continua ad adoperarsi mistificando ed attuando tutte le azioni contro il nostro paese, i lavoratori e lo sviluppo economico e sociale».
L’assessore Buffone ha poi scritto che «I lavoratori credono in noi, perché hanno conosciuto il prenditore, sanno che con lui non hanno speranze e prospettive per loro e con le loro famiglie», «vada via lasci il nostro paese, ci permetta con la nostra acqua il nostro progresso». Affermando che questa persona (Camillo Colella) «non capisce il significato di dignità di rispetto, di lavoro giusto per tutti». Buffone infine entra poi nel merito della concessione Fiuggino: «Voglio ricordare che l’acqua imbottigliata da febbraio 2018 era quella buona e speciale della sorgente Sponga. Ecco perché oggi il Colella non sa che farsene della sorgente Fiuggino, vuole l’acqua della sorgente Sponga, ecco perché da mesi lo stabilimento è chiuso, perché il Colella può mettere nelle bottiglie solo l’acqua di Castelpizzuto», con riferimento al sito produttivo della Santa Croce in Molise.
I legali di Colella ritengono queste affermazioni gravemente diffamatorie, e connotate da ‘tenore deprecabile, inqualificabile e finanche turpe’, in quanto l’assessore Buffone ‘ha attribuito al signor Colella Camillo fatti determinati, contrari al vero, gravemente lesivi della sua immagine e reputazione personale’. «Di tali dichiarazioni – spiegano i legali – l’ingegner Colella è venuto a conoscenza del tutto casualmente, navigando su Facebook, ed imbattendosi nel profilo pubblico, ‘aperto’ dal punto di vista delle impostazioni della privacy e dunque visibile da chiunque sia iscritto al social network. A partire da tale momento, l’attore ha subito una lesione della reputazione personale e professionale ed ha iniziato ad essere vittima di svalutazione sociale nei rapporti interpersonali ed imprenditoriali e lavorativi, manifestatasi come diminuzione della considerazione da parte dei consociati in genere e del settore imprenditoriale e commerciale nel quale opera».
«Il danno scaturito dalla diffamazione a mezzo Facebook dovrà liquidarsi, scrivono i legali, in 50 mila euro, o nella somma ritenuta di giustizia, oltre interessi e rivalutazione. A tale somma dovrà essere aggiunta quella relativa ai subiti danni all’immagine ed alla reputazione personale e professionale, da liquidarsi anche in via equitativa, nella misura di 15 mila euro», specifica il comunicato. Infine la Santa Croce contesta anche il fatto che Ugo Buffone, assessore e membro della Giunta del Comune di Canistro, «con una posizione assimilabile in toto a quella di ogni pubblico funzionario ha avuto una condotta che si pone anche in aperta violazione di principi costituzionali e del segreto d’ufficio cui sono tenuti certamente tutti i pubblici dipendenti», regolati dalla normativa nazionale, ed anche in violazione dello stesso Codice di comportamento del Comune di Canistro.
Fonte: Ufficio Stampa Santa Croce Spa