La Corte di appello dell’Aquila, sezione per le controversie di lavoro e previdenza, ha sospeso con una ordinanza la esecutività del decreto ingiuntivo nei confronti della società Santa Croce chiesto per rivendicare mensilità arretrate e tfr da 12 dei 75 ex lavoratori dello stabilimento di imbottigliamento di acqua minerale, conosciuta in tutta Italia, delle sorgenti Sant’Antonio Sponga e Fiuggino di Canistro.
I giudici di appello hanno sospeso gli effetti della sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Avezzano, appellata dal sodalizio del patron Camillo Colella, “per la sussistenza del gravissimo danno che possa derivare all’appellante dalla esecuzione della sentenza, in ragione della ingente entità della somma in questione”.
La ordinanza è stata emessa dal collegio composto dal presidente, Luigi Santini, dal consigliere Paola De Nisco, e dal consigliere relatore Ciro Marsella.
La vertenza si riferisce all’attività nello stabilimento di Canistro andata avanti fino al 2015 quando l’azienda, che ha una penetrazione nazionale, è stata costretta a licenziare i lavoratori dopo la revoca da parte della Regione Abruzzo della concessione delle sorgenti Sant’Antonio Sponga, atto impugnato dal sodalizio dell’imprenditore Colella per la mancata proroga, concessa invece ad altri sodalizi in Abruzzo, per il quale è in corso con l’Ente regionale un serrato scontro penale e civile.
Con la conseguenza che, dopo un periodo di ammortizzatori sociali, il personale è rimasto senza lavoro con la preziosa acqua che da oltre cinque anni finisce nel fiume Liri.
La Santa Croce ha saldato tutte le spettanze con gli ex lavoratori, eccetto che per i 12 operai in questione che hanno percepito il 50 per cento versato dall’azienda.
La società si è aggiudicata la concessione provvisoria delle sorgenti nell’ambito del bando indetto dalla Regione il 9 febbraio del 2019 ed è in attesa dell’autorizzazione definitiva.
“Abbiamo dimostrato attenzione e rispetto nei confronti dei nostri ex lavoratori, siamo fiduciosi di poter chiudere a breve il contenzioso anche con i 12 rimasti – spiega il patron Colella -. In questa vicenda abbiamo perso tutti sia dal punto di vista economico che sociale e familiare per responsabilità che finalmente stanno venendo fuori a carico, innanzitutto, di alcuni politici ed amministratori della ex maggioranza regionale. Abbiamo voluto chiudere ogni vertenza con gli operai, la parte più fragile, per aprire un capitolo nuovo alla luce della nuova concessione, in seguito alla quale siamo pronti e motivati a rilanciare con investimenti importanti, industriali e in risorse umane, le sorgenti e il territorio ai livelli, economici e di immagine, che competono alla bontà dell’acqua e alla bellezza dei paesaggi”, conclude Colella.