Il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato un provvedimento che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino al 5 marzo 2021, data di scadenza del DPCM 14 gennaio 2021. “Il Governo – ha detto Speranza – si impegna a compensare al più presto gli operatori del settore con adeguati ristori”.
Attaccano i ministri Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia. “La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione: che risposte si danno e in che tempi al documento predisposto dalle regioni? Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, probabilmente ne serviranno di più, a maggior ragione se ci sono altri stop.
Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno va indennizzato; già subito nel prossimo decreto”.
“Per l’economia delle Regioni è una mazzata all’ultimo secondo – ha detto il Coordinatore della Commissione speciale Turismo ed Industria alberghiera della Conferenza delle Regioni, Daniele D’Amario – perché dopo due rinvii arriva un altro stop. Le Regioni in zona gialla si erano organizzate per attuare un protocollo di sicurezza e ingaggiare personale adeguato, ma si rispegne una macchina che si era messa in moto nel rispetto delle regole”.
Per l’Anef, l’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari “dopo il 3 dicembre, il 7 gennaio, il 18 gennaio e il 15 febbraio, adesso la proroga al 5 marzo. Ormai la stagione è saltata, ci sentiamo presi in giro di fronte a tutto quello che abbiamo speso per l’apertura di domani, in vista della quale abbiamo assunto altro personale. I ristori siano immediati, altrimenti il comparto va in fallimento. Siamo il settore più penalizzato: da 12 mesi senza un euro di incasso ma con spese e stipendi da pagare. La cassa integrazione è arrivata a dicembre, da luglio lavoravamo per preparare l’inverno”.
“Una decisione dell’ultimo secondo che dà un ulteriore colpo gravissimo a un settore che stava faticosamente riavviando la propria macchina organizzativa”: così il presidente della Lombardia Attilio Fontana ha commentato l’alt alla riapertura domani degli impianti sciistici da parte del ministro Speranza. “Ancora una volta – ha aggiunto – si dimostra che il sistema delle decisioni di ‘settimana in settimana’ è devastante sia per gli operatori, sia per i cittadini”.
“Il Cts aveva i dati dei flussi già da martedì quindi poteva dare una indicazione” che avrebbe permesso al ministro Speranza di “prendere una iniziativa più tempestiva” e non decidere di prorogare la chiusura degli impianti da sci, che avrebbero dovuto aprire domani, al 5 marzo. Letizia Moratti, assessore al Welfare della Lombardia, ai microfoni del TgR, è partita da questo per spiegare che si tratta di “un danno grave agli operatori”. “Quello che chiediamo al governo è avere tempi più certi e non avere aperture e chiusure così a ridosso l’una dall’altra rispetto ai tempi in cui si devono preparar” ha aggiunto.
Per il presidente della Regione Valle d’Aosta, Erik Lavevaz “una chiusura comunicata alle 19 della vigilia dell’apertura, prevista da settimane, dopo mesi di lavoro su protocolli, assunzioni, preparazione delle società, è sinceramente inconcepibile. Pur capendo le motivazioni sanitarie, la procedura non è sinceramente spiegabile e certamente non è un segno di rispetto e di correttezza di tutto il mondo economico che gira intorno alla montagna e allo sci. Sono molto amareggiato”.
Il presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini esrpime “stupore e sconcerto, anche a nome delle altre Regioni, per la decisione di bloccare la riapertura degli impianti sciistici a poche ore dalla annunciata e condivisa ripartenza”.
Scattano intanto i cambi di “colore” in alcune regioni, con il governo che boccia la richiesta della Liguria di posticiparli di 24 ore per salvare i pranzi di San Valentino. La regione diventa arancione insieme ad Abruzzo (con Chieti e Pescara zone rosse per decisione del governatore), Toscana e la provincia di Trento.
Il Cts aveva già espresso contrarietà alla riapertura degli impianti sciistici. Alla luce delle “mutate condizioni epidemiologiche” dovute “alla diffusa circolazione delle varianti virali” del virus, “allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive attuali, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale”. Di qui la richiesta del Comitato di “rivalutare la sussistenza dei presupposti per la riapertura” dello sci, “rimandando al decisore politico la valutazione relativa all’adozione di eventuali misure più rigorose”.
Dal canto suo, consigliere del ministro della Salute, aveva detto che è “urgente cambiare subito la strategia di contrasto al virus SarsCov2: è necessario un lockdown totale in tutta Italia immediato, che preveda anche la chiusura delle scuole facendo salve le attività essenziali, ma di durata limitata.Inoltre va potenziato il tracciamento e rafforzata la campagna vaccinale”.
E’ “evidente – avverte – che la strategia di convivenza col virus, adottata finora, è inefficace e ci condanna alla instabilità, con un numero pesante di morti ogni giorno”.
“Non ho parole. Non se ne può più di ‘esperti’ che parlano ai giornali, seminando paure e insicurezze, fregandosene di tutto e tutti. Confidiamo che con Draghi la situazione torni alla normalità”. Con queste parole il segretario della Lega Matteo Salvini, interpellato da Affaritaliani.it, commenta le parole di Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, che ha affermato che chiederà a Roberto Speranza un lockdown totale con la chiusura anche delle scuole.
Poi il leader leghista, a Mezz’ora in più’ su Rai3 torna sul tema. “Prima di terrorizzare gli italiani – dice Salvini – fai il favore di parlarne con il presidente del Consiglio”. “Non ci sta che un consigliere una domenica mattina si alzi e senza dire nulla al suo ministro o al presidente del Consiglio – ha aggiunto – parli di una chiusura totale. Io credo che la gente più lavora e meno parla e meglio è”.