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Sevel: Paolucci presenta interpellanza

"La Regione attivi un tavolo con istituzioni, parti sociali, lavoratori e Stellantis per garantire i livelli occupazionali e per conoscere e monitorare il piano rilancio dello stabilimento"

“La Sevel ha perso 1.000 lavoratori somministrati dal 2021 al 2022; dal 2019 il gruppo Stellantis fabbrica i veicoli anche in Polonia, sottraendo commesse alla Val di Sangro, una delle piazze storiche d’Italia per la produzione di Ducato, Citroen Jumper, Peugeot Boxer e Opel/Vauxhall Movano. La produzione, con il Covid, ha subito una brutta battuta d’arresto, tanto da convincere il gruppo a cambiare strategia per recuperare commesse e livelli. Alla luce di tutti questi fatti è arrivato il momento di muoversi e di sapere cosa il Governo regionale può mettere in campo per evitare che si presentino gli scenari più temibili”, una domanda che il capogruppo Pd in Consiglio regionale Silvio Paolucci affida a un’interpellanza presentata all’esecutivo sul tema.

“Restiamo in attesa di capire cosa sta facendo la Regione perché sia garantita la competitività, la produzione e il mantenimento dei livelli occupazionali nello stabilimento ex Sevel di Atessa – incalza Paolucci – Ci chiediamo se non sia il caso, tramite l’assessorato alle Attività produttive, di chiedere alla Stellantis qualche notizia in più sul Piano industriale, sugli investimenti e le produzioni che intende portare alla ex Sevel di Atessa. Ma soprattutto urge istituire un tavolo di confronto permanente al Ministero delle imprese e del made in Italy, con il coinvolgimento di Stellantis, delle rappresentanze sindacali, delle imprese dell’indotto e delle istituzioni locali, per affrontare e risolvere le problematiche dello stabilimento e di tutta la realtà territoriale che per decenni ha vissuto di questo ed ha animato la nostra economia. Indotto che andrebbe seguito di più e meglio dalla Regione, che dovrebbe essere emancipato a livello di tecnologia, innovazione e con l’obiettivo di valorizzare le professionalità acquisite, favorire la riconversione delle produzioni in modo sostenibile e aprirlo di più al mercato, evitando una mono-committenza che potrebbe essere sempre più problematica per il futuro. Tutto questo siamo costretti a chiederlo, perché fino ad oggi non lo abbiamo visto accadere e perché non è più pensabile, con i segnali e i numeri che arrivano da quello stabilimento, restare con le mani in mano”.

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