“La Sanità provinciale è in crisi profonda e sono troppe le domande che non trovano risposta. Sappiamo bene quanto sia complesso il momento politico, economico e sociale che il Paese sta attraversando e quanto possa essere complicata la gestione della salute nella nostra provincia, ma nulla può giustificare il silenzio assordante sulle sorti della sanità pubblica e di chi vi lavora“.
Così in una nota congiunta si esprimono FP CGIL L’Aquila, CISL FP Abruzzo Molise, Fials L’Aquila e Nursind L’Aquila.
“La stagione degli eroi – proseguono – è da tempo conclusa, ma noi non dimentichiamo gli ultimi due anni e mezzo di lavoro negli ospedali e nelle strutture territoriali e non siamo più disposti ad aspettare o a rimandare. All’ordine del giorno problemi già conosciuti ma evidentemente mai risolti. Acuiti adesso da uno stato di relazioni sindacali ormai allo sbando, un atteggiamento arrogante e irrispettoso nei confronti delle lavoratrici, dei lavoratori e di chi tutela i loro diritti che si manifesta nella mancanza di riposte alle reiterate richieste”.
“Vanno affrontati diversi temi: la carenza di personale, la stabilizzazione di quello precario, i carichi di lavoro, le progressioni economiche orizzontali, i differenziali economici, la produttività 2021 e 2022, le progressioni verticali, il regolamento della mobilità interna ed il regolamento art. 113 codice degli appalti“.
“FP CGIL L’Aquila, CISL FP Abruzzo Molise Fials L’Aquila e Nursind L’Aquila affermano: ‘La Direzione continua ad ignorare le prerogative delle Organizzazioni sindacali e la necessità di corrette relazioni che invece sono previste dal dettame normativo e contrattuale. Mentre l’art.10 comma 3 del CCNL Sanità
Pubblica 2019/2021 prevede che l’Azienda convochi l’avvio del negoziato per le materie oggetto di contrattazione integrativa annuale entro il 31 Gennaio dell’anno di riferimento la ASL lo disattende totalmente e bandisce un avviso per il reclutamento di incarichi di funzione senza aver provveduto alla contrattazione delle risorse con le Organizzazioni Sindacali come prevede la normativa vigente, generando forti contestazioni”.
“È caos anche sulla gestione dei buoni pasto tanto propagandata da una sigla sindacale come un successo ed una grande vittoria per i lavoratori del settore. La verità che emerge è un’altra: la stragrande maggioranza degli operatori della ASL, pur avendone diritto, non ha ricevuto né il buono pasto sostitutivo e neanche la scheda necessaria per poterne usufruire. Numerose lavoratrici e lavoratori si sono visti sottrarre i minuti aggiuntivi maturati per i tempi di vestizione e passaggio delle consegne, senza alcun motivo logico, oggettivo ed in aperto contrasto con le disposizioni del CCNL. L’Azienda, nel tentativo di abbassare i toni della contestazione con le sigle sindacali ha diramato una nuova circolare, con la quale però, anziché apportare elementi di risoluzione del problema, ha fatto emergere nuove ed innumerevoli criticità tra cui quella dell’obbligo per il personale, ai fini della maturazione del buono pasto, di una prestazione lavorativa aggiuntiva di 30 minuti oltre il normale turno di lavoro pari a 7 o più ore. Posizione, questa, assurda e sconcertante”.
“Il Direttore Amministrativo della ASL deve dare seguito alle sentenze applicandole e non interpretandole in pejus. Le innumerevoli sentenze della Suprema Corte di Cassazione, stabiliscono, semplificando il concetto, che, qualora la prestazione lavorativa ecceda le 6 ore e la stessa non possa essere interrotta per l’effettuazione della prevista pausa, nel caso in cui la mensa aziendale non sia fruibile, le lavoratrici ed i lavoratori hanno diritto al buono pasto. Viceversa, il personale che presta servizio oltre l’orario contrattualmente previsto, presta lavoro straordinario che, come tale, va retribuito. Ne consegue che, molto banalmente, se il personale sta lavorando (come può essere facilmente rilevato dai sistemi informatici in possesso della asl), lo stesso non può essere considerato in pausa!”.
“Dobbiamo purtroppo constatare che, questo semplice quanto banale concetto, non viene o non vuole essere compreso dalla ASL 1 e da una sigla sindacale. È altrettanto semplice ipotizzare che, qualora la ASL non riveda la propria posizione, si esporrebbe ad innumerevoli contenziosi con il personale ed a conseguenti e consistenti esborsi economici”.
“Va precisato che dalla pubblicazione della prima sentenza della Suprema Corte di Cassazione, queste organizzazioni sindacali si sono fatte parte diligente nel cercare di trovare una soluzione bonaria alla questione ma, nostro malgrado, abbiamo assistito soltanto ad innumerevoli rinvii ed all’emanazione di circolari di contenuto non condiviso e non condivisibile oltre che in palese contrasto con la costante giurisprudenza”.
“Prendiamo atto che da oltre un anno, nonostante le nostre sollecitazioni, non siamo mai stati convocati per affrontare la problematica dei buoni pasto.
È grave constatare come le palesi violazioni degli impegni e delle normative contrattuali da parte della ASL1 non suscitino alcuna reazione da parte di una sigla sindacale che invece non ha mai perso tempo ad auto elogiarsi e ad accogliere favorevolmente e pubblicamente le determinazioni dell’Azienda. Siamo indignati per il comportamento della Asl che ignora e viola i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori: ‘La linea politica del Governo Regionale, evidentemente sostenuta dal silente Comitato ristretto dei Sindaci, non ha ha prodotto niente di positivo per innalzare la qualità delle condizioni di lavoro del personale e, di conseguenza, della qualità dei servizi, ma continua a bistrattare i bisogni delle comunità afferenti alla Provincia dell’Aquila’”.
“In assenza di risposte concrete e rapide – concludono -, le organizzazioni sindacali FP CGIL L’Aquila, Cisl Fp Abruzzo Molise, Fials L’Aquila e Nursind L’Aquila non esiteranno a dar vita a manifestazioni di rivendicazione e protesta in tutti gli Ospedali e Territori della Provincia con azioni che saranno al vaglio nelle prossime assemblee”.