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Sinistra Italiana: “Allora siamo tutti colpevoli”

Sinistra Italiana interviene dopo la sentenza della Corte d’Appello che ha scagionato la presidenza del Consiglio dei ministri da ogni responsabilità per la morte di sette studenti nei crolli del sisma 2009.

Comunicato Stampa

“Allora siamo tutti colpevoli”. Queste sono le parole che uniscono la comunità aquilana, dopo la sentenza in Corte d’Appello, che ha confermato il pronunciamento di primo grado del 2022 con cui era stata scagionata la Presidenza del Consiglio dei ministri da ogni responsabilità. Gli aquilani sono tutti colpevoli di essersi fidati dello Stato, di quella Commissione Grandi Rischi convocata appositamente per rassicurarli. Impossibile non provare rabbia nel risentire l’intercettazione tra Guido Bertolaso, allora capo della Protezione Civile, struttura afferente alla Presidenza del Consiglio dei ministri (è importante sottolinearlo), e l’ex assessore regionale Daniela Stati. “Così loro (De Bernardinis, Zamberletti, Barberi e Boschi), che sono i massimi esperti di terremoti diranno: è una situazione normale, sono fenomeni che si verificano, meglio che ci siano 100 scosse di 4 scala Richter piuttosto che il silenzio, perché 100 scosse servono a liberare energia e non ci sarà mai la scossa, quella che fa male”.

Questo il contenuto del comunicato stampa diramato da Sinistra Italiana.

Ed infatti Bernardo De Bernardinis, allora vice responsabile della Protezione Civile nazionale, poco prima della riunione del 31.03.2009, riunitasi appunto per “zittire subito qualsiasi imbecille, placare illazioni, preoccupazioni, eccetera” (sempre dall’intercettazione Bertolaso-Stati), rassicurava la popolazione affermando che la situazione si inquadrava in una normalità attesa e che la comunità scientifica riteneva favorevole lo scarico continuo di energia per il tramite di piccole scosse, pertanto gli aquilani potevano farsi un buon bicchiere di Montepulciano.

Dal 17 gennaio 2009 la città dell’Aquila era stata interessata da circa un centinaio di eventi sismici di cui una ventina di una certa entità; prima del terremoto devastante delle 3:32 del 6 aprile 2009 c’erano state due scosse rilevanti: una alle 22:45 di magnitudo 3.9 ed una a mezzanotte e quaranta di magnitudo 3.5. Dopo la seconda scossa moltissimi aquilani, affacciati alle finestre o per le strade dove si erano radunati, si erano detti un rassicurante “ora che ha scaricato possiamo andare a dormire tranquilli”.

“Ora che ha scaricato possiamo andare a dormire tranquilli” non è stata altro che la proiezione confortante di quello che era stato detto qualche giorno prima in Commissione Grandi Rischi, quello che girava sui giornali e che nessuna autorità aveva smentito. Avevano sonno quella notte i cittadini dell’Aquila, era la notte tra la domenica ed il lunedì e la mattina dovevano svegliarsi; erano notti che dormivano male perché il terremoto li stava tormentando. Altro che comportamento incauto quella notte: un comportamento di chi crede in quello che gli era stato detto e che ci voleva credere perché aveva un grande bisogno di riposare.

Il terremoto aquilano ha procurato 309 vittime, nella sfortuna c’è stata la fortuna che è successo nel cuore della notte e che molti studenti universitari erano ripartiti causa le festività pasquali. Fosse successo di giorno i morti sarebbero stati migliaia: nei posti di lavoro, nelle scuole e nelle università. Avremmo visto centinaia di bambini avvolti nei sacchi neri, eppure un rappresentante dello Stato, durante un’intervista, aveva detto che potevamo bere un buon bicchiere di Montepulciano, che meglio tante piccole scosse che una scossa forte.

Ora quello stesso Stato sentenzia che chi la notte tra il 5 e il 6 aprile 2009 era a L’Aquila o nei dintorni e non è andato a dormire in macchina è stato colpevole di avergli creduto, è stato colpevole di non aver capito da solo che tutte quelle notizie, che giravano sui mezzi di comunicazione circa la bontà di uno sciame sismico, erano cavolate.

Ebbene sì, allora lo diciamo con forza, insieme a tutta la comunità aquilana: “siamo tutti colpevoli!”.

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