La musica, quindi, questa sera, parlerà e racconterà di albe chiare e tramonti infiniti, che hanno fatto parte della vita di due grandi persone, stroncate da terribili malanni, non sconfitti. Denis Lusi era un noto podista, facente parte della Polisportiva Plus Ultra di Trasacco. Federica Palleschi, invece, sua cugina, era un’infermiera professionale operante nel campo sanitario romano.
Scomparso lo scorso anno, nel lutto generale, l’atleta così viene ricordato, a distanza di troppo poco tempo, da Alvise Di Salvatore, presidente della Polisportiva marsicana:«Denis è scomparso lo scorso anno – afferma alla nostra Redazione – ha lasciato un vuoto non facilmente colmabile, era un ragazzo d’oro – dice – Qui da noi, a Trasacco, nel nostro ambiente sportivo, era non un atleta solamente, ma soprattutto un amico, un confidente, un fratello, anche se era, lo ammetto, un podista davvero fortissimo. Lui ha incominciato a correre tantissimi anni fa assieme a mio fratello, Corrado Di Salvatore, poiché colleghi di lavoro alla Micron di allora. Pian piano, nel corso del tempo, Denis è divenuto un grandissimo atleta: amava le distanze lunghe e i trail, sopra ogni cosa. Arrivò a calcare, addirittura, un palcoscenico nazionale grazie alla forza esplosiva delle sue gambe. Come ultimo sogno, Denis avrebbe voluto tanto percorrere la Sparta-Atene, ossia una gara lunghissima di oltre 300 chilometri che si svolge in Grecia, ogni anno. – conclude Alvise Di Salvatore – Per prendervi parte, occorre avere un DNA predisposto: e lui lo aveva tutto. Purtroppo, la malattia lo ha stroncato. Mi ricordo ancora di come decise, di sua spontanea volontà, di nascondere a tutti il malanno; non voleva rendere preoccupato chi gli voleva bene. Ogni volta che qualcuno dei nostri atleti Plus Ultra capita laggiù, a Martina Franca, va a trovarlo al cimitero, quasi per dovere morale e divino. Sulla sua lapide, è ancora visibile una piccola icona di San Cesidio, il nostro santo patrono: Denis faceva parte immensamente del nostro abbraccio sportivo ed affettuoso. Federica era sua cugina, una dolce infermiera, anche lei strappata via dalla vita troppo presto, a soli 37 anni, a causa di una irruenta malattia».
I corridori della Plus Ultra trasaccana, assieme ai colleghi podisti di Martina Franca, posizionarono, in suo ricordo, anche una bellissima targa sul cosiddetto ‘tetto’ della Marsica, ossia il Monte Velino (come si evince dalle foto riportate), con lo scopo di imprimere su roccia il passaggio delle scarpinate di questo meraviglioso personaggio della corsa e del cuore puro, volato via troppo presto dal ‘pian terreno’. Denis Lusi era originario di Capistrello, ma viveva tra Avezzano, e Martina Franca: qui aveva dimora la sua famiglia.
Federica Palleschi è volata in cielo, precisamente, nella serata del 19 marzo 2017, a poco tempo di distanza dalla scomparsa del cugino. Chiunque, in comunità, a Capistrello, la ricorda come una umile donna, gran lavoratrice e amante delle cose belle della vita, come le passioni e le gioie genuine.
La moglie di Denis, Adele Galatone, entusiasta della celebrazione musicale di questa sera, afferma: «Noi sappiamo benissimo che loro due, cugini nella vita, non torneranno più indietro e in vita: di questo ne siamo consapevoli, ma con il cuore sappiamo anche che loro, adesso, si trovano altrove e che ci ascoltano da lontano. – dice – Il loro ricordo potrà, attraverso manifestazioni di ricordo e memorial, rimanere in eterno. La scelta di questo artista subentra, in realtà, per i motivi di una forte parentela di sangue: Alberto De Meis, infatti, è il cugino di secondo grado di Denis e Federica; e da qui l’alto senso artistico e affettuoso dell’evento di stasera, iniziativa che proviene, quindi, soprattutto dalle stanze del cuore. Denis io lo ricordo come un fuoriclasse», racconta. La moglie dello sportivo scomparso auspica il continuo, negli anni, dell’evento in programma per questo sabato, con delle edizioni, magari, da portare avanti nel corso dei mesi, sempre con l’ottica ben impressa di iscrivere i contorni di un ricordo senza tempo. «Quelle di Denis e di Federica sono state tragedie inaccettabili, ma, com’è che si dice in questi casi? Mai abbandonarsi totalmente alla disperazione, occorre, di fatti, andare avanti sempre e comunque, anche se nulla è più come prima. L’affetto di chi ci sta intorno ci confronta e ci abbraccia; ci riscalda il gelo che si prova quando viene a mancare un pezzo di cuore».