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Stop all’esperimento Sox del Gran Sasso: «Decisione positiva, ma non risolutiva»

Questa mattina si è svolta a Teramo una conferenza stampa dell’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso costituito dalle associazioni WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia, FIAB, CAI, Italia Nostra e FAI.

La decisione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di rinunciare all’esperimento SOX costituisce «un elemento positivo, – si legge in una nota diramata alla nostra Redazione – ma non certo risolutivo per la sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso. Tale rinuncia è stata motivata con l’impossibilità tecnica di realizzare l’esperimento poiché, come si legge nel comunicato dell’Istituto stesso, il produttore russo della sorgente non sarebbe in grado di realizzare il generatore di antineutrini basato sul Cerio 144 che sarebbe stato il cuore del progetto SOX».

«Scoprire a due mesi dall’avvio del progetto che i responsabili dello stesso non sono in grado di garantire quello che loro stessi definiscono ‘il cuore del progetto’  – si legge ancora nella nota – solleva ulteriori dubbi su tutta la vicenda, considerato che la messa a punto dell’esperimento, a quanto si è appreso, nonostante la mancanza di informazioni alla cittadinanza che lo ha caratterizzato, va avanti da anni ed è già costata milioni di euro. In ogni caso la rinuncia ad un esperimento con una fonte radioattiva all’interno di una falda acquifera, contemporaneamente ad altri esperimenti che prevedono l’utilizzo di sostanze pericolose e nelle vicinanze di un’area ad alta sismicità, rappresenta sicuramente una scelta positiva, anche se non risolutiva rispetto alla messa in sicurezza dell’acquifero. A distanza di 9 mesi dall’incidente dell’8/9 maggio, infatti, non si registra nessun nuovo passo avanti verso la sicurezza».

«Il problema della permeabilità di laboratori e gallerie autostradali con l’acquifero che rifornisce di acqua circa 700.000 abruzzesi non è stato affrontato e all’interno dei Laboratori sono ancora stoccate tonnellate di sostanze pericolose. Le comunicazioni su quanto sta facendo la Commissione regionale sull’emergenza del Gran Sasso sono frammentarie e del tutto insufficienti. Da dichiarazioni alla stampa del Vicepresidente Lolli si apprende che la prossima settimana dalla Commissione dovrebbe uscire la proposta per la messa in sicurezza definitiva da portare al Ministero. Il tutto senza nessun confronto con la cittadinanza, nessuna informazione verso l’esterno e neanche verso l’interno della stessa Commissione a giudicare dalle dichiarazioni di alcuni dei rappresentanti degli Enti chiamati a partecipare. È grave che la Regione Abruzzo non abbia neppure fornito una risposta alla richiesta di accesso agli atti avanzata dall’Osservatorio per conoscere che tipo di progetti si stanno studiando per la messa in sicurezza dell’acquifero».

«Nonostante i continui annunci non si conosce quando entrerà in funzione lo spettometro annunciato dalla Ruzzo Reti SpA a giugno dello scorso anno per il controllo delle acque destinate al consumo umano. Il sito web della Regione Abruzzo sulla sicurezza del bacino idrico del Gran Sasso è aggiornato all’11 ottobre del 2017 (data dell’ultimo verbale della Commissione riportato), mentre il nuovo sito web dove mettere a disposizione dati e analisi sulla qualità dell’acqua, richiesto da tutti dopo l’incidente del maggio scorso, non è stato neppure creato. Non esiste un piano per la gestione dell’emergenza in caso di un eventuale incidente che comporti nuovamente il divieto di distribuire acqua: il caos determinatosi l’8 e il 9 maggio 2017 fu dovuto anche all’improvvisazione con cui fu gestita l’emergenza e alla mancanza di informazioni certe e tempestive fornite alla cittadinanza», sta scritto nella nota.

«La Regione Abruzzo continua a rifiutarsi di accogliere come uditori rappresentanti della società civile nella Commissione regionale sull’emergenza del Gran Sasso. E proprio sulla questione della partecipazione che si registra la più assoluta chiusura, nonostante tutte le normative prevedano ormai che, nella fase di pianificazione e programmazione degli interventi, sia garantita la partecipazione dei cittadini e dei portatori di interesse».

«Ad esempio, lo stesso decreto legge n. 189/2016 ‘Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal sisma del 24 agosto 2016’, di cui sarebbe opportuno tenere conto anche per la messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso, prevede la costituzione di una Conferenza permanente in cui assicurare ‘adeguate forme di partecipazione delle popolazioni interessate, mediante  pubbliche consultazioni, nelle modalità del pubblico dibattito o dell’inchiesta pubblica’. E del resto il tema della sismicità dell’area deve essere ormai posto con forza, atteso che la carta geologica del Gran Sasso, in fase di ultimazione, ha evidenziato come, a non più di un chilometro di distanza dalla zona dell’acquifero interessato dai laboratori e dalle gallerie autostradali, sia presente una faglia attiva che potrebbe sprigionare eventi sismici di elevata intensità», così conclude la nota.

Fonte: Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso

Foto di: Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso

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