Il decreto legge Covid con le nuove aperture è stato firmato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e pubblicato in Gazzetta ufficiale. Il provvedimento, che prevede riaperture graduali dal 26 aprile, sarà in vigore proprio da oggi, 23 aprile.
Eppure, nonostante la fondatezza della carta e il “non ritorno” in qualche modo, dopo l’astensione dal voto da parte della Lega, proseguono le tensioni nel Governo: le Regioni avevano chiesto di posticipare il coprifuoco alle 23 e una deroga ai servizi di ristorazione, affinché fossero permessi sia al chiuso che all’esterno per le ore di pranzo e cena. Una misure, questa, a maglie larghe, che secondo i presidenti delle Regioni avrebbe potuto in qualche modo mettere in salvo un settore.
Altro argomento di fuoco, la scuola. Massimiliano Fedriga avverte: “l’aver cambiato in Consiglio dei Ministri – come si legge sull’Ansa – un accordo siglato da noi con i Comuni e le Province sulla presenza di studenti a scuola è un precedente molto grave” che ha “incrinato la reale collaborazione tra Stato e Regioni”.
Alla sua approvazione, la percentuale sulla presenza in classe dei ragazzi delle superiori in zona gialla e arancione è salita al 70%, rispetto al 60% inizialmente concordato con i governatori: un elemento che ha portato i governatori ad esprimere “amarezza” in una lettera indirizzata al premier, Mario Draghi, con la richiesta di “un incontro urgente prima della pubblicazione del provvedimento”.
“E’ stato un metodo che non ha privilegiato il raccordo tra le diverse competenze che la Costituzione riconosce ai diversi livelli di Governo”, si legge nella missiva indirizzata al presidente del Consiglio. In attesa di una risposta del premier, Fedriga si dice “convinto che alle prossime settimane ci potrebbe essere una revisione”. Palazzo Chigi ha fa sapere che il Governo darà un chiarimento alle Regioni e l’auspicio dei governatori è quello di poter incassare almeno un ‘tagliando’ periodico del dl, se i numeri dei contagi lo permetteranno e nel decreto bollinato resta la deroga – contenuta anche nella precedente bozza – fino al limite minimo del 50% di presenza a scuola nel caso di “eccezionale e straordinaria necessità dovuta alla presenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus SARS-CoV-2 o di sue varianti nella popolazione scolastica”.
Lo spiraglio c’è: l’idea condivisa dall’Esecutivo è che sul provvedimento ogni due settimane verrà fatto un check a tutte le misure previste dal decreto. Il primo sarà a metà maggio.