L’antica fibula di Pizzoli, un tesoro gelosamente custodito dalla regione abruzzese, sarà presente al Museo Nazionale d’Abruzzo dell’Aquila fino al 7 novembre, prima della restituzione al Museo Archeologico Nazionale Villa Frigeri a Chieti.
Oggi alle 17.30 ci sarà la discussione del reperto con gli studiosi Valentina Belfiore, Funzionario Archeologo Direttore del Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo di Chieti e Francesco Iorio, Archeologo dell’Associazione Culturale D – MuNDA, insieme a Lucia Arbace, Direttore del Polo Museale dell’Abruzzo.
Si tratta di uno dei reperti più rari dell’archeologia abruzzese, risalente al VIII secolo avanti Cristo, probabilmente è un carro la figura rappresentata sulla fibula in bronzo di Pizzoli. Rinvenuta in località Scentelle Capaturo, all’interno di una sepoltura maschile sabina, il reperto presenta un arco su cui è rappresentato un carro trainato da un bue dalle lunghe corna.
Sul dorso vi è una figura umana rappresentata con le gambe separate, le braccia allargate e le mani segnate dall’incisione delle dita. Con la mano destra impugna una corta lancia e con la sinistra guida un cervo adulto con il muso stretto dal laccio.
Il direttore del Polo Museale d’Abruzzo ha spiegato: «Sia nelle tombe etrusche che sarde sono state trovate navicelle votive con figure di animali e di persone che hanno suggerito un confronto con quelle della fibula. La tipologia, tuttavia, è diversa a livello di figure rispetto a quelle attestate in Sardegna. Del resto la fibula, come ornamento del vestiario, è totalmente sconosciuta sull’isola. Resta però l’analogia a livello di scelte legate ai rituali funerari perché, se le navicelle per il popolo di navigatori sardi rappresentava un mezzo anche per raggiungere l’Aldilà, il carro rappresentato sulla fibula potrebbe avere un analogo significato per il nobile sabino che aveva indossato la spilla. Certo è che la fibula di Pizzoli rappresenta una testimonianza dei contatti dell’attuale territorio aquilano nell’VIII secolo avanti Cristo con altri centri più a nord nell’Appennino, nonché dell’alta qualità raggiunta a livello locale nella produzione dei metalli».