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Tagliacozzo: “Quota Mille” a Tremonti

La frazione "sentinella" protagonista della nuova puntata della rubrica a cura di Paolo Pacitti

Frazione di Tremonti del vicino comune di Tagliacozzo (L’Aquila) 1.060 metri sopra il livello del mare: abbarbicata alle pendici del monte Pietra Pizzuta, è circondata dai monti Carseolani. Confina con la riserva naturale regionale Grotte di Luppa, e per secoli è stata uno dei punti di osservazione più importanti della zona. Le telecamere Rai con Sem Cipriani si sono spinte fin qui insieme allo scrittore Peppe Millanta per una nuova puntata della rubrica a cura di Paolo Pacitti, “Quota Mille”.

“Il nome deriva dalla sua posizione, ‘inter montes, appunto ‘tra i monti’ – spiega Millanta -, a rimarcare il suo ruolo di sentinella appostata tra le alture. Il borgo nacque e si sviluppò nel medioevo, intorno alla fortezza costruita dalla famiglia Orsini, un tempo padrona di queste terre: era in contatto visivo con analoghe strutture militari e serviva a controllare i confini marsicani e il tracciato originario della via Valeria”.

Come prosegue Millanta: “In questi luoghi è possibile trovare tracce di quando l’immaginazione popolare si nutriva ancora di leggende cavalleresche e imprese eroiche: la magica terra d’Abruzzo infatti, dopo la dominazione dei Franchi, fu da subito il terreno ideale per la diffusione di leggende sui Paladini, e la toponomastica di alcune zone ne è ancora intrisa. Ne è un esempio la montagna di Montebove. Il suo nome deriverebbe da Bovo d’Antona, un paladino compagno di Orlando. Sì, proprio quello della Chanson de Roland. Secondo la leggenda i due si sarebbero appostati proprio lì su a spiare l’arrivo dei Saraceni, in un luogo ancora oggi chiamato Guardia d’Orlando”.

La storia dell’uomo è frutto anche di percorsi, cammini, tragitti, viaggi, spostamenti e di strade proprio come è accaduto qui, dove passava l’antica via Tiburtina Valeria, una delle opere ingegneristiche più importanti realizzate dai Romani, capace di cambiare il volto alla regione: fu realizzata intorno al 300 a.C. dal console Marco Valerio Massimo Potito, che allungò il precedente tratto che arrivava fino a Tibur, l’attuale Tivoli, fino a raggiungere l’antica Corfinium, nella valle Peligna. Dal nome del tracciato originario e del console che la costruì la si chiamò Tiburtina-Valeria.

L’opera si rese necessaria per scopi difensivi: pochi anni prima infatti i romani avevano fondato due nuove colonie in Abruzzo ossia Alba Fucens e Carseoli. Entrambe subirono però più volte gli attacchi degli Equi e dei Marsi, contrari all’espansione dei latini nei loro territori. Da qui la necessità per i romani di movimentare in maniera più veloce le proprie truppe.

La strada fu quindi la soluzione che permise loro di vincere, nonostante le difficoltà di costruire sui luoghi impervi dell’Appennino ed infatti come prosegue Peppe Millanta: “fu successivamente Claudio che allungò ulteriormente il tracciato fino a Ostia Aterni, l’attuale Pescara, congiungendo il Tirreno con l’Adriatico. E proprio lungo il percorso sorsero luoghi come Tremonti, con la sua torre, posta a guardia di questa via di comunicazione fondamentale. Anche le strade, però, invecchiano. E così è successo alla via Tiburtina. Una delle opere ingegneristiche più complesse del tempo, lunga 200 km con due valichi posti a più di mille metri, ha lasciato il passo alla più veloce autostrada”.

Certo è che l’antica strada è ancora qui.

Il viaggio tra i borghi d’Abruzzo continua su Buongiorno Regione; novità, curiosità e qualche piccola anticipazione sono sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/peppemillanta, dov’è possibile saperne di più anche sulla puntata dedicata alla frazione di Tremonti.

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