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Tasse sospese: inviata una lettera a Mattarella, «Ci creda, siamo disperati»

Con una lettera inviata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a firma del vicepresidente della Regione Abruzzo, Giovanni Lolli, del Sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi e del coordinatore dei sindaci del cratere, Francesco Di Paolo, viene posta all’attenzione del Colle la problematica del pagamento delle tasse sospese e gli effetti negativi che ricadrebbero sul tessuto economico e produttivo dell’Aquila e del Cratere Sismico 2009.

Di seguito il testo della missiva:

Carissimo Presidente,

ci permettiamo di disturbarla con il massimo rispetto, la più alta stima e, se ci consente, con il grande affetto che proviamo per lei, sapendo bene quanto piene e impegnative siano le sue giornate in questo delicato momento, facendo tuttavia affidamento sulla vicinanza e la speciale sensibilità che lei ha riservato alla nostra martoriata comunità in questi anni. Per noi queste sono giornate particolari, ricorrendo il nono anniversario del sisma e vorremmo poterle dedicare alla memoria dei nostri concittadini e parenti scomparsi con il terremoto. Purtroppo, invece, una nuova micidiale minaccia incombe sulla nostra comunità e, se non si interviene in tempi ristrettissimi, le conseguenze saranno devastanti. I fatti sono questi. Nell’aprile 2009 il Governo sospese tasse, tributi e contributi nei Comun i del cratere sismico come era avvenuto per tutte le precedenti calamità. Attraverso un iter complesso e accidentato, nel quale siamo stati costretti più volte a far sentire la nostra voce di protesta, abbiamo ottenuto una sospensione di 18 mesi del pagamento ed un recupero di quanto non versato con 10 anni di rateizzazione ed un abbattimento del 60%. Anche questo analogamente a quanto accaduto nei precedenti casi, con un regolare provvedimento di legge del 2011. Dal 1 gennaio 2012, dunque, i contribuenti aquilani hanno ripreso a pagare le tasse maggiorate della quota del periodo sospeso. Successivamente, per una casuale iniziativa di un giudice piemontese, la Corte di Giustizie e la Commissione Europea hanno “scoperto” che i Governi italiani, per dieci diverse calamità avevano concesso vantaggi fiscali a imprese senza mai notificare l’intervento alla Commissione Europea e senza rispettare i regolamenti comunitari. Da quel momento è partita una interlocuzione tra la Commissione e i Governi italiani che si è protratta negli anni coinvolgendo 4 governi nazionali. All’esito di questo lavoro è stata notificata una Procedura di Infrazione con la richiesta di recupero dei vantaggi fiscali concessi. L’attuale governo ha nominato un Commissario con l’incarico di recuperare la quota eccedente per ogni singola azienda, vale a dire da una parte calcolando i danni subìti e dall’altra gli eventuali benefici ricevuti dai diversi provvedimenti di ricostruzione, aggiungendo a questi i benefici derivati dall’abbattimento delle tasse; la quota eccedente risultante da questo calcolo va restituita per intero, maggiorata degli interessi, in una sola rata, entro 60 giorni e la sanzione per chi non si adegua è la restituzione dell’intero importo . Il volume calcolato per questa procedura è di circa 75 milioni di euro e la restituzione interessa circa 320 imprese e persone fisiche. Molte imprese non hanno queste risorse e quindi falliranno, altre passeranno a un DURC negativo e non potranno più partecipare a Bandi pubblici, per tutte si creerà un drammatico problema di bilancio e si perderanno molte centinaia di posti di lavoro. Le considerazioni che emergono da questa vicenda, ci fanno pensare prima di tutto che è incomprensibile sentirsi accusare di aver usufruito di “vantaggi competitivi” tra il 2009 e il 2010 quando tutti i dati (Pil, occupazione, export) oltre che il buon senso, testimoniano che nel cratere sismico dopo il terremoto si è registrata una caduta verticale dell’intera economia locale non paragonabile a nessun altra area del paese. Ma la cosa davvero incredibile è che i cittadini – che si sono limitati ad applicare una legge dello Stato – debbano essere pesantemente colpiti a causa dell’incompetenza e della scelleratezza di funzionari dello Stato che hanno dimenticato di rispettare le regole comunitarie. Da questo punto di vista la frase davvero inaudita contenuta nel dispositivo della Commissione europea recita testualmente “…il beneficiario di un aiuto non notificato non può opporsi a un ordine di recupero facendo legittimo affidamento sulla regolarità di un aiuto, poiché un’impresa diligente deve normalmente essere in grado di accertarsi che un aiuto sia stato notificato…”. Lasciamo a lei le valutazioni di quanto una vicenda di questo genere possa alimentare sentimenti antieuropei, in una comunità come la nostra che – per altro verso – dall’Europa ha avuto attenzione e solidarietà. La nostra realtà sta dunque subendo un durissimo colpo economico ed una insopportabile ingiustizia, soprattutto considerando che dei dieci casi contestati di aiuti non notificati, per nove di essi sono decorsi i termini e quindi si è prodotta la prescrizione, mentre solo gli aquilani subiranno gli effetti di questa misura. Ci siamo trovati nella condizione di doverci difendere. Lo abbiamo fatto ricorrendo tutti insieme – Regione, Comuni e Imprese – al Tribunale Amministrativo Regionale augurandoci che nei prossimi giorni arrivi una sospensiva. E lo faremo ricorrendo alle forme di protesta civile e democratica che purtroppo in casi di questo genere sono inevitabili. Tuttavia, con senso di responsabilità, abbiamo indicato una soluzione di compromesso possibile: nel provvedimento della Commissione Europea è prevista l’esclusione del recupero nei limiti del “de minimis”, cioè per contributi inferiori ai 200.000 €.

Nel periodo del sisma e per tutto il 2011 l’Europa applicò il Temporary Framework, cioè alzò la soglia del “de minimis” a 500.000 euro. Dunque, la fase di sospensione delle nostre imposte (tra aprile 2009 e fine 2011) ricade esattamente in quel periodo. Infatti, il provvedimento legislativo che stabilì il recupero è del novembre 2011, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nel 2011 esattamente nel momento di applicazione del Temporary Framework. Tuttavia, è qui è ennesima beffa, lo strumento legislativo adottato dal Governo fu la Legge di Bilancio i cui effetti si manifestarono il 1 gennaio 2012: esattamente dal giorno in cui il Temporary Framework cessò i suoi effetti. Il Governo nel provvedimento di recupero si è tenuto all’interpretazione più rigida, cioè individuando come soglia quella dei 200.000 €; peraltro nel provvedimento della Commissione non c’è alcun riferimento a questa scelta che è citata incidentalmente solo in una nota. Quello che noi chiediamo, in attesa che si riapra una trattativa con la Commissione Europea su tutta la vicenda, è che il Governo italiano modifichi l’atto con cui ha dato al Commissario l’indirizzo di recupero precisando l’applicazione del Temporary Framework a 500.000 €. Ovviamente una misura di questo genere non risolve il problema, ma riduce la dimensione del danno e rende la vicenda sempre difficile ma gestibile. Sappiamo bene che i limiti entro i quali si può muovere l’attuale Governo sono estremamente ristetti.

Tuttavia si tratta di un caso in cui è evidente l’urgenza e indifferibilità e a favore di questa soluzione si sono pronunciati nell’assemblea svoltasi la scorsa settimana in Regione tutti i Parlamentari abruzzesi che rappresentano tutte le diverse formazioni politiche presenti in Parlamento. Ci siamo permessi di rivolgerci a lei per chiederle di aiutarci nell’individuare un percorso che eviti che si consumi questo ennesimo e assurdo colpo sulla nostra comunità. E ci scusiamo per averle sottratto tempo prezioso in un momento in cui lei è alle prese con problemi certamente più complessi e importanti del nostro, ma – ci creda – siamo disperati. Siamo certi, come sempre, della sua attenzione e sensibilità e, ringraziandola fin d’ora le rivolgiamo i nostri più rispettosi e cordiali saluti.

Fonte: Regione Abruzzo 

Foto di: Cityrumors

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