Sale a 4.890 il numero totale delle vittime del potente terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria, secondo i dati ufficiali. Dopo 28 ore dal sisma, una donna e i suoi tre figli sono stati estratti dalle macerie di un edificio crollato nel distretto Nizip di Gaziantep, nel Sud della Turchia. Lo riportano i media turchi.
Intanto intorno all’edificio distrutto i parenti aspettano notizie dei loro cari ancora sotto le macerie. Le scosse di terremoto di ieri notte hanno colpito 10 province, con epicentro nella città meridionale di Kahramanmaras.
“L’Unità di Crisi del ministero degli Esteri ha rintracciato tutti gli italiani che erano nella zona del sisma. Tranne uno. Si sta cercando ancora un nostro connazionale, in Turchia per ragioni di lavoro. La Farnesina, fino ad ora, non è riuscita ad entrare in contatto con lui”. Lo scrive su Twitter il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Joe Biden ha chiamato oggi il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e gli ha ribadito la disponibilità degli Stati Uniti a fornire tutta l’assistenza necessaria “al nostro alleato della Nato di fronte a questa tragedia”. Il presidente ha espresso le condoglianze a nome del popolo americano a coloro che sono rimasti feriti o hanno perso i propri cari nei terremoti. Biden ha anche sottolineato che “squadre Usa sono state dispiegate rapidamente per supportare gli sforzi di ricerca e soccorso turchi e coordinare l’assistenza alle persone colpite dal sisma”.
L’apocalisse si è scatenata alle 4:17. L’oscurità di una notte gelida squarciata dai bagliori dei fulmini e dei corto circuiti delle centrali elettriche, i boati, il terrore. Per chi ce l’ha fatta, la fuga in strada, sotto la pioggia e la neve, in pigiama, i bimbi in braccio, tra le rovine degli edifici sbriciolati da un sisma di magnitudo 7.8 che si è abbattuto sulla Turchia meridionale e sulla Siria settentrionale con la potenza di 130 bombe atomiche, mille volte più forte del terremoto di Amatrice del 2016.
Chi non ce l’ha fatta è morto nel sonno, sotto le macerie di una casa divenuta tomba. Le vittime in serata erano oltre 3.600 tra i due Paesi, i feriti circa nella sola Turchia oltre 13.000, ma secondo gli esperti dell’Usgs il bilancio del sisma, il cui epicentro è stato a Kahramanmaras con ipocentro a 10 chilometri di profondità, si potrebbe arrivare a 10.000 morti. Mentre per l’Oms ci potrebbero essere fino a otto volte più vittime rispetto alle attuali.
Il presidente turco Erdogan ha proclamato 7 giorni di lutto nazionale. Tutte le scuole rimarranno chiuse per una settimana e tutte le attività sportive sono sospese. Il terremoto, registrato dai sismografi di tutto il mondo, ha distrutto solo in Turchia oltre 2.800 edifici. Tre le scosse registrate subito dopo la prima, in rapida successione alle 2:28, 2:36 e 2:58 ora italiana con magnitudo rispettivamente 5.6, 5.2 e 5. Di nuovo alle 11.24 una scossa di 7,5 a 4 km a sud-est di Ekinozu, a circa 200 km dall’epicentro del primo terremoto. Almeno 120 le scosse di assestamento. Una serie che è sembrata infinita, sentita anche in Libano, in Grecia, in Israele, a Cipro, fino alla Groenlandia. Centinaia le città colpite. Disastrosa la situazione anche in Siria. Colpita pesantemente Aleppo, città martire della guerra civile, dove è morto anche un sacerdote. Rasi al suolo i campi profughi al confine con la Turchia, dove almeno 3 milioni di sfollati avevano già bisogno di tutto.
La devastazione rimbalza sulla rete con le immagini riprese dai droni e i video di edifici apparentemente intatti che dopo le scosse collassano e si accartocciano su se stessi, come a Malataya, nell’Anatolia orientale. Sbriciolato il castello di Gaziantep, patrimonio Unesco. Ad Adana, città nel sud della Turchia a un centinaio di chilometri dall’epicentro, il sindaco ha annunciato anche il crollo di due palazzi di 14 e 17 piani.
“Siamo in strada dalle 4.30 di questa mattina. Piove a dirotto e nevica, ma nessuno osa rientrare a casa dopo le tante scosse”, racconta Melissa, 23 anni, a Kahramanmaras. Piangono i soccorritori quando estraggono una bimba e un maschietto vivi e illesi, con i pigiamini sporchi di terra, dalle macerie di un palazzo. Una donna, Cennet Suku, viene portata fuori dalle rovine di un ospedale crollato nella città costiera di Iskenderun dove è stata distrutta la cattedrale del 19esimo secolo.
A Gaziantep i pazienti di un ospedale si sono messi in salvo aggrappandosi “l’un l’altro per aiutarsi”, sotto la pioggia, in pigiama e con le infradito, ha raccontato un uomo. “Non ricordo nemmeno come ho tolto la flebo dal mio braccio per fuggire”, dice alla Bbc Gokce Bay, che domenica ha subito un trapianto di rene.
Istantanee di una tragedia dopo la quale neppure le linee geografiche saranno più le stesse: il suolo dell’Anatolia si è spostato “di almeno tre metri”, ha riferito il presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni. La faglia Sud-est anatolica “è probabilmente arrivata a deformare la costa”, secondo Alessandro Amato, sismologo e direttore del Centro Tsunami dell’Ingv.
E un’allerta tsnunami è stata diramata anche in Italia poco dopo le 03.00 dalla Protezione Civile, che ha raccomandato di “allontanarsi dalle zone costiere e raggiungere l’area vicina più elevata”. Alle 06.30 è stata fermata a scopo cautelativo la circolazione ferroviaria in Sicilia, Calabria e Puglia per possibili onde anomale: è poi ripresa regolarmente poco dopo le 07.00, quando l’allarme è cessato.
Il mondo intanto si è mobilitato. Dall’Italia sono già arrivati in Turchia i primi vigili del fuoco esperti nelle operazioni di soccorso. Altri 50 saranno sul posto nelle prossime ore. “Vicinanza e solidarietà alle popolazioni colpite” è stata espressa dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. L’Onu è pronto a sostenere la risposta all’emergenza. Il presidente americano Biden ha dato mandato di fornire tutta l’assistenza necessaria. Squadre di soccorso sono state inviate da Israele, dalla Spagna, dall’Algeria. I presidenti turco e siriano, Erdogan e Assad, hanno accettato gli aiuti offerti dalla Russia. La Germania è pronta a fornire assistenza e attrezzature mediche, solo per citarne alcuni. I soccorsi non si fermano neppure con il buio, sotto una pioggia gelida che continuerà a cadere, assieme alla neve, nelle prossime ore. Ancora non si è spenta la speranza di un miracolo, di trovare anche un altro solo sopravvissuto.