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Tribunali, Fina: “Lettera aperta a Tirabassi”

"La invito a rileggere la mia osservazione tutta di natura politica e la sua sguaiata risposta"

“Gentile avvocato, pur comprendendo il suo nervosismo per essere stato colpito nell’orgoglio, la invito a rileggere la mia osservazione tutta di natura politica e la sua sguaiata risposta, non priva di mancanza di rispetto personale e istituzionale, in merito alla delicata vicenda del tribunale di Sulmona. I suoi toni, le assicuro, non si addicono né al ruolo che svolge di Presidente dell’Ordine degli avvocati, né a quello di amministratore pubblico, di maggioranza o di opposizione”. Lo scrive il senatore PD Michele Fina.

“Aggiungo che informandosi un po’ meglio saprà che io mi sono sempre occupato della problematica dei tribunali abruzzesi, collaborando anche con personalità del calibro del suo predecessore come Presidente dell’Ordine degli avvocati di Sulmona, il compianto avvocato Gabriele Tedeschi. La verità è che lei avrebbe dovuto rinunciare al suo ruolo di rappresentante di un’associazione che deve restare necessariamente terza tra le parti politiche esattamente nel momento in cui ha accettato la candidatura a Sindaco; tanto più che le sue dimissioni dovranno necessariamente arrivare all’esito delle elezioni, qualunque sia il risultato. Perché è del tutto evidente che anche da consigliere d’opposizione non potrà continuare a svolgere serenamente il ruolo di Presidente dell’Ordine. Quindi il suo permanere ancora in questa sostanziale, se non formale, incompatibilità è solo un danno alla comunità degli avvocati del centro Abruzzo e al territorio. Perché è del tutto evidente che oggi l’Ordine avrebbe diritto a un presidente super partes che dialoghi allo stesso modo con tutti, cosa che lei anche con la sua ultima lettera partigiana, evidentemente non è.
Nel merito basterà dire che non c’è di peggio per un avvocato di difendere una causa persa. Lei è costretto a prendere atto del fatto che Fratelli d’Italia, dopo averla gettata nell’agone politico, l’ha abbandonata proprio sul suo terreno di gioco, con la mancata proroga per il Tribunale di Sulmona.
Evidentemente il suo nome è stato pensato proprio per essere strumentalizzato in quanto primo presidente che dopo 12 anni non porta a casa la proroga per la sua città. Anche per questa difficoltà che vive io non ritengo di dover insistere ulteriormente sulle sue dichiarazioni, piuttosto ritengo utile parlare con grande rispetto alle cittadine e ai cittadini sulmonesi e abruzzesi, per restituire dignità alla verità.
Anzitutto bisogna chiarire, una volta per tutte, che approvare una proroga nel recente decreto legge passato in Senato non avrebbe in nessun modo impedito la successiva approvazione di una norma per la definitiva riapertura delle sedi giudiziarie soppresse. Questo hanno detto chiaramente tutti: giudici, avvocati e amministratori locali di Lanciano, Vasto, Avezzano e Sulmona. Tutti tranne lei. Gli esponenti della destra hanno più volte affermato di non approvare la proroga preferendo una legge di definitiva riforma. Ma le due cose non solo non sono incompatibili, piuttosto la prima aiuterebbe un ordinato e sereno iter parlamentare per la seconda, sapendo che, anche a fronte di eventuali e verosimili ritardi nell’approvazione, comunque opererebbe il regime di proroga. D’altronde è lei stesso, avvocato Tirabassi, che, senza rendersene molto conto, ha segnalato la necessità di una proroga tecnica, necessaria per scongiurare il rinvio delle udienze all’Aquila, ciò che effettivamente avverrà nei prossimi mesi e che segnerà l’inizio della fine. Cos’era la mia proposta se non una proroga tecnica? Inoltre, senza l’approvazione della proroga presenta da me e dalla collega Di Girolamo, bocciata dalla destra, si aggraverà la carenza di personale: nessuno intenderà restare né trasferirsi in tribunali soppressi e non prorogati.
In merito, poi, al disegno di legge di riforma che è stato indicato anche da esponenti di governo di recente in visita a Sulmona, vorrei sommessamente ricordare a tutti che già da due anni è depositato in Senato un testo a mia prima firma per normare la riapertura dei tribunali sub provinciali. Ho più volte richiamato i colleghi parlamentari di destra a votarlo insieme, anche rinunciando alla mia prima firma, se questo può essere utile ad aiutare politicamente il risultato finale. Ma anche laddove non si volesse considerare la mia proposta di legge, dobbiamo ricordare che è ferma presso la commissione giustizia del Senato la proposta del Consiglio regionale d’Abruzzo per la riapertura dei tribunali: basterebbe sbloccare l’iter parlamentare di quel testo invece di aspettare un nuovo decreto del governo per arrivare alla soluzione. Ma è evidente che tutte queste cose, gentile avvocato Tirabassi, nessuno dei suoi colleghi di partito gliele riferisce, né lei evidentemente le conosce, a leggere le cose che scrive.
E allora si può comprendere meglio tutta la sua frustrazione politica espressa a mezzo stampa, aggravata dalle divisioni nella destra sulmonese che si evidenziano sul tema della giustizia e che sono testimoniate con forza dalla critica che la sua collega di partito Elisabetta Bianchi le ha riservato.
Un nervosismo e una frustrazione politica che l’ha addirittura portata a dichiarare che, laddove non si risolva la questione del tribunale, è pronto a trarre “ogni conseguenza del caso, nessuna esclusa”. Siamo addirittura a questo, un record assoluto per un candidato Sindaco che prima ancora di essere eletto e prima ancora che inizi ufficialmente la campagna elettorale, annuncia alla città che è già pronto a dimettersi.
E allora la sfido, davanti a quella stessa città che è stata privata della legittima Amministrazione comunale con un gioco di palazzo: se nei prossimi giorni il Governo proporrà una legge che salva i tribunali io assicuro il mio voto favorevole e convinto in Parlamento. Ma allo stesso tempo, avvocato Tirabassi, lei deve assumersi un impegno coerente, rispettando le parole da lei stesso pronunciate: trarre le conseguenze, nessuna esclusa, se tale norma non verrà approvata prima di maggio, con il grave danno per Sulmona e per l’Abruzzo della definitiva chiusura di Procura e Tribunale. Nel frattempo, le chiedo ancora una volta di lasciare il testimone di Presidente dell’Ordine per consentire che siano altri, non impegnati direttamente in politica, ad essere a guardia dell’interesse esclusivo dell’Ordine”.

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