In concomitanza con il periodo delle Festività natalizie e fino al 6 gennaio, il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute ha realizzato, in stretta intesa con il Ministro della Salute, On. Roberto Speranza, una campagna di verifiche condotta dai 38 NAS nell’intero territorio nazionale che ha portato all’ispezione di 1.848 strutture sanitarie e socio-assistenziali, quali Residenze Sanitarie Assistite e di lungodegenza, case di riposo, comunità alloggio, rilevando irregolarità presso 281 di esse, pari al 15% degli obiettivi ispezionati.
L’intensificazione dei controlli da parte dei Carabinieri NAS è stato finalizzato ad assicurare la corretta erogazione dei servizi di cura ed assistenza a tutela delle persone indifese. Infatti proprio nel periodo delle Festività si rileva un aumento della domanda di ospitalità di persone anziane presso strutture ricettive, a cui non sempre corrisponde il mantenimento del livello assistenziale, sia in termini di numero di operatori, anche connesso con il godimento di ferie in concomitanza del periodo festivo, che di qualità del servizio fornito. Il possibile decadimento assistenziale può inoltre ripercuotersi anche sulla corretta attuazione delle misure di prevenzione del COVID, con gravi conseguenze sulla incolumità di soggetti particolare vulnerabili per età e stato di salute.
Complessivamente, le verifiche hanno portato alla contestazione di 109 violazioni penali e 373 amministrative, con l’applicazione di sanzioni per un valore di 111 mila euro, deferendo all’Autorità giudiziaria 83 persone e segnalandone ulteriori 287 alle Autorità amministrative.
Le irregolari più gravi emerse nel corso dei controlli sono rappresentate da condotte riconducibili a:
assenza o carente attuazione di protocolli interni per la prevenzione anti-COVID e mancata gestione e comunicazione all’Autorità sanitaria dei casi di positività, confluite anche in contestazione del reato di diffusione colposa di epidemia in situazioni nelle quali la maggioranza di ospiti e operatori delle strutture è risultata positiva al virus SARS-Co-2;
episodi di maltrattamento e di abbandono di persone impossibilitate ad accudirsi autonomamente.
Ulteriori frequenti irregolarità hanno interessato:
carenze strutturali ed igieniche dei locali, a volte associate a strutture totalmente abusive;
inadeguato livello di assistenza fornito agli ospiti, per presenza di operatori privi di qualifica professionale e in numero insufficiente, nonché mancanza di programmi riabilitativi e di mantenimento motorio;
sovraffollamento di anziani rispetto ai posti previsti ed al personale presente;
carenze nella somministrazione dei pasti e dei farmaci, mal conservati e/o scaduti di validità.
In particolare, 143 violazioni hanno riguardato le misure di contenimento alla diffusione da COVID-19, pari al 38% delle irregolarità complessivamente riscontrate, come il mancato uso di dispositivi di protezione da parte degli operatori e la loro corretta formazione alla mancata individuazione di percorsi e aree dedicati, la programmazione delle fasi di pulizia e sanificazione.
Sono state 18 le strutture che, a causa di criticità particolarmente gravi o per lo stato di abusivismo in cui operavano, sono state oggetto di provvedimenti di sospensione e/o chiusura dell’attività assistenziale, il cui valore economico ammonta ad oltre 11 milioni di euro. Gli interventi di cessazione delle attività irregolari hanno determinato il conseguente ricollocamento degli anziani ospiti presso le abitazioni dei propri familiari o il trasferimento in altre strutture idonee.
Accertamenti condotti presso due strutture assistenziale in Abruzzo hanno evidenziato gravi violazioni commesse dai gestori, anche riconducibili all’abbandono a se stesse persone bisognose di assistenza ed aver favorito, per colpa, il contagio del virus COVID-19, determinando il decesso di diverse persone anziane, peraltro ospitate in numero superiore a quello consentito. In uno dei due interventi è stata rilevata l’omessa comunicazione alla A.S.L. circa casi di positività al test diagnostico per il COVID-19, che avrebbe ulteriormente contribuito all’estensione del contagio di tutti i 20 ospiti presenti e di 8 dipendenti su 12.