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Ucraina: per l’Abruzzo a rischio 86 milioni per export

Confartigianato: con crisi Crimea crollo del 76%, peggiore regione in Italia

La crisi in Ucraina, oltre ad ampliare gli effetti della crisi energetica in corso, rappresenterebbe un ulteriore fattore critico per le imprese manifatturiere italiane ed abruzzesi, già alle prese con l’aumento dei prezzi delle commodities, difficoltà di reperimento di materie prime e del personale, lunghi tempi di consegna e aumento dei costi del trasporto via container.

Le conseguenze della difficile situazione in atto, come già avvenuto per la crisi di Crimea del 2014, rischiano di essere scaricate interamente sulle esportazioni verso la Russia, che per l’Abruzzo hanno un valore di quasi 86 milioni di euro.

È quanto emerge dai dati elaborati per l’ANSA dal Centro studi di Confartigianato Imprese Chieti L’Aquila.

In particolare, per l’Abruzzo, l’export manifatturiero in Russia, negli ultimi quattro trimestri, stando ai dati aggiornati al terzo trimestre 2021, ha avuto un peso di 85.949.984 euro. In testa c’è la provincia di Chieti, con 51.204.308 euro, seguita dal Teramano con 16.060.149, dalla provincia di Pescara con 10.050.031 e dall’Aquilano, con 8.635.496.

Le conseguenze del precedente conflitto russo-ucraino del 2014 si sono scaricate interamente sulle esportazioni verso la Russia che, tra il 2013 e il 2021, per l’Unione europea a 27 cumulano un calo del 23,4%, con una maggiore penalizzazione del made in Italy (-29,3%). In chiave territoriale, tra le otto regioni maggiormente presenti sul mercato russo nove anni fa, tra il 2013 e il 2021 l’export è crollato drasticamente proprio in Abruzzo che, con il -75,9%, ha registrato la peggiore variazione in Italia. Basti pensare – rileva Confartigianato – che nei primi tre trimestri del 2013 il valore delle esportazioni era pari a 260.692.200, mentre nello stesso periodo del 2021 è stato di 62.754.957.

I territori più colpiti dalle conseguenze della precedente crisi sono stati il Chietino, con il -81,4%, e il Pescarese (-71,7%), entrambi nella top ten delle peggiori variazioni provinciali d’Italia, seguiti dal Teramano (-59%). La provincia di Chieti, inoltre, detiene un altro record negativo: tra i primi venti territori italiani presenti sul mercato russo per valore delle esportazioni, è quello che registra la peggiore variazione, tanto da essere ora al quarantesimo posto. Solo la provincia dell’Aquila, negli ultimi nove anni, ha registrato una crescita, pur restando tra gli ultimi territori per valore delle esportazioni.
“Questi dati – commenta il direttore generale di Confartigianato Chieti L’Aquila, Daniele Giangiulli – dimostrano che anche una piccola regione come l’Abruzzo, e in particolare la provincia di Chieti, dalla crisi in atto potrebbero subire effetti pesantissimi, come già avvenuto con la crisi di Crimea.

L’Occidente deve fare fronte comune e deve adottare una strategia condivisa. Le ultime notizie che ci giungono sono allarmanti, ma auspichiamo che ci sia ancora spazio per la diplomazia”.

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