Uno ogni tre secondi, tante volte fino ad arrivare a 239, facendo coincidere l’ultimo rintocco di campana con le 3 e 36 del 24 agosto. Esattamente un anno dopo quella stessa ora e quella data in cui la devastazione portata dal terremoto nell’Italia centrale uccise 239 persone ad Amatrice e nelle sue frazioni. Ci sono voluti dieci minuti per quei 239 rintocchi di campana che hanno rotto il silenzio della notte tra queste montagne, in una cittadina dove i segni dei colpi inferti dal sisma si vedono tutti, anche di notte. E questa è stata una notte particolare. Cominciata con il raduno, poco prima delle 23, inizialmente alla spicciolata e poi sempre più numeroso, di parenti e amici delle vittime ed anche di persone arrivate dai centri vicini del Reatino e dell’Aquilano per far sentire la propria solidarietà a questa comunità. In un clima di mestizia e di dolore. Tanti giovani al bar che accoglie chi arriva ad Amatrice, ma senza gli schiamazzi abituali che caratterizzano il ritrovarsi in comitiva. Per strada molte persone, di ogni età, con indosso la felpa – chi rossa, chi blu, chi bianca o beige – con scritto a caratteri cubitali ‘Amatrice’, come fosse il nome di una squadra di calcio o di altro sport. Una felpa che vuole essere il simbolo dell’appartenenza, dell’identità. Nonostante il terremoto.
Fonte AGI
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