È indice, ancora, di incredulità la bellezza più profonda della terra. Tanto la sua attività immortale, quanto, parallelamente, il suo sonno apparente che, a volte, sembra quasi eterno. Ma anche la sua spietatezza, la sua arroganza nelle azioni. La sua sveglia prematura quando s’attiva una faglia, ad esempio, o quando si rianima un vulcano dal nulla. Per Simone Chicarella, di Tagliacozzo, la terra, è una promessa sposa da studiare fino in fondo. E la studierà nella prossima spedizione antartica, che si terrà nel Polo Sud del Mondo. Prenderà parte, cioè, alla 32esima spedizione invernale in Antartide, quindi, verso la coda di ghiaccio più a sud del mondo, la quale, però, successivamente «si trasformerà anche nella 13esima spedizione invernale in una Stazione Italo-Francese, che ha nome di Concordia»; questi alcuni dettagli della spedizione prossima, resi noti da Simone Chicarella stesso, intervistato. Lui, ingegnere elettronico di primo livello ed impiegato fra i meandri dell’Università romana ‘La Sapienza’ come tecnico elettronico nel Laboratorio di Elettronica per l’Ambiente, presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Elettronica e Telecomunicazioni, sarà il ‘capo brigata’ di un equipaggio di pirati del mappamondo scientifico.
La ‘Concordia Station’ è situata a circa 1200 chilometri dalla costa e a 3230 metri di altezza. «Si tratta – spiega Simone Chicarella, nauta, quindi, al giorno d’oggi, di appassionati viaggi attorno al mondo – di una stazione scientifica permanente di caratura italo-francese, in cui vivono e convivono ben sette italiani, me compreso, assieme ad altri cinque ricercatori francesi e ad un medico dell’Esa (Agenzia Spaziale Europea), per quest’anno selezionato di nazionalità belga. La convivenza con scopo scientifico avviene durante la parentesi invernale australe, in cui le temperature circostanti raggiungono anche i -80 gradi centigradi». Simone è l’unico rappresentante della zona marsicana, assieme ad Alfonso Ferrone, con origini schiettamente abruzzesi, che partirà alla volta della punta ghiacciata del Pianeta. Loro due, quindi, coloreranno di territorialità regionale il loop tipico di un’avventura fra i ghiacci perenni, tra i quali si intravvederà l’obiettivo più importante di fornire, alla comunità scientifica internazionale, passi progressivi in avanti, fatti di dati, in merito a materie come l’astronomia, l’astrofisica, la sismologia, la fisica dell’atmosfera e la climatologia.
«Gli scopi delle spedizioni di questo tipo – afferma ancora Simone – sono molteplici, ma tutti quanti scientifici, ossia collegati a ricerche da effettuare in merito alle scienze della terra, attraverso la messa in moto di esperimenti specifici, allestiti durante l’estate e tenuti in vita durante l’inverno. Ad esempio, io personalmente, che ricoprirò, nella spedizione, il ruolo dell’elettronico, mi occuperò di effettuare delle misurazioni del campo elettro-magnetico della Terra, poiché, essendo la base vicina al Polo Sud, si tenterà, assieme anche agli altri membri della squadra, di capire come si ‘chiude’ il campo magnetico terrestre». Sono esperimenti, questi, che permetteranno di stendere, alla fine, una risma di dati specifici, i quali, poi, verranno riversati nelle reti scientifiche internazionali: numeri, quindi, prove del nove e congetture provate che verranno utilizzate dalle comunità scientifiche di tutto il mondo.
Il circuito, messo in piedi, di ricerca, spedizione e progresso scientifico, si accende, annualmente, grazie all’Enea, attraverso la selezione accurata di tutti i membri dell’equipaggio in rotta d’arrivo verso l’Istituto Polare francese. «Ogni anno, il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), di fatti, – avverte Simone – con l’occhio di un particolare organismo che ha nome di PNRA, ossia di Progetto Nazionale di Ricerca in Antartide, cerca delle persone adatte alla spedizione, facenti parte tutte della Pubblica Amministrazione nell’ambito della Ricerca Universitaria, da mandare in Antartide». Fra le numerose menti brillanti che fanno capo ai vari istituti scientifici di ricerca, quindi, è venuto fuori anche il suo nome, in qualità di tecnico. La data della partenza è fissata per l’8 novembre prossimo, quindi, fra una manciata di giorni appena. Orientativamente, saranno 13 i mesi durante i quali Simone, da capo spedizione invernale, sarà impiegato fra i misteri dell’ultima ‘cena’ del mondo. La data del ritorno è ancora da definire.
Delle selezioni lunghissime e di difficile forma e sostanza, hanno messo a dura prova un tipo di occupazione, lunga 13 mesi, che si misura col millimetro del coraggio alla Jules Verne. «Dal mese di giugno, sino a qualche settimana fa, – racconta Simone Chicarella – sono stato impiegato in prove di resistenza anche fisica, per far sì che l’Antartide abbia uomini adatti alla sua fisionomia. Fondamentalmente, c’è bisogno, per permettere che l’avventura al Polo Sud del Mondo abbia inizio, di un curriculum ben definito: nel mio caso, cercavano un ingegnere elettronico che avesse anche delle competenze in diagnostica di dispositivi e misure». Infine, analisi approfondite mediche – le stesse che stimano il grado di preparazione degli astronauti e dei piloti di aerei, per intenderci – hanno completato il tutto. L’addestramento ad hoc dura due settimane, una delle quali ha luogo nei pressi di Bologna, in una ex Centrale Nucleare dell’ENEA non funzionante, mentre l’altra ha ragione d’esistere sulle vette del Monte Bianco (4809 metri di altezza). Vita di squadra, lavoro di gruppo ed azione ad alta quota sono le carte da gioco di questo viaggio nelle abilità e nelle probabilità. «Nelle prove, devo dire la verità, mi sono anche divertito parecchio. – afferma – Con i pompieri, ad esempio, ho partecipato anche a delle esercitazioni per il controllo degli incendi; ho dovuto impattare emotivamente contro rischi e dinamiche abbastanza spiacevoli, umanamente parlando. Mi è capitato, per esempio, di attraversare un tunnel infuocato avvolto da una coperta di lana: questo per simulare la capacità di una fuoriuscita corretta da un edificio in fiamme. A livello psicologico – ammette, poi, infine – io sono abbastanza pronto: poter introdursi in un’esperienza del genere, è, in fondo, una fortuna immensa. La mia famiglia mi sostiene tantissimo. La motivazione, infatti, che mi deriva dal mio retroscena familiare, mi sprona a fare sempre meglio. Nella stazione italo-francese, comunque, avremo a disposizione anche un supporto psicologico, che ci verrà direttamente dall’Enea: l’Agenzia nazionale, cioè, metterà, a nostra disposizione, uno psicologo». Non c’è pace, quindi, per chi crede che la Terra possa ancora nascondere, al di sotto della sua crosta, dei segreti che non hanno, per ora, un nome. Senza scienza, l’uomo non avrebbe consapevolezza. E senza consapevolezza, il senso sarebbe stato solo il sesto, senza il coraggio di tutti gli altri cinque.