Un gruppo di professori e ricercatori del , ’ ’ ( ), ha messo a punto una tecnologia che si annuncia rivoluzionaria per i pazienti in attesa di un trapianto di cuore ma che, in futuro, potrebbe avere un campo di applicazione talmente vasto da disegnare scenari completamente nuovi nel campo dell’umanità aumentata e dell’integrazione tra uomo e tecnologia.
Si chiama ( ) ed è un sistema di trasferimento di energia elettrica senza fili.
? Com’è noto, i pazienti cardiopatici che aspettano un trapianto di cuore ricorrono, oggi, al cosiddetto “cuore artificiale”, una pompa elettrica che, impiantata chirurgicamente, è in grado di aiutare il cuore malato nel suo normale funzionamento. Uno dei principali problemi relativi all’uso di questo dispositivo, però, è rappresentato dalle infezioni dovute alla presenza del cavo percutaneo, utilizzato per collegare il dispositivo stesso al sistema di alimentazione e controllo esterno al corpo umano. Queste infezioni sono la prima causa di decesso dei pazienti a un anno dall’impianto.
Il nuovo sistema di alimentazione wireless progettato dall’équipe UnivAQ permette l’eliminazione di questo cavo e quindi anche delle infezioni a esso connesse.
A livello ingegneristico, il dispositivo è stato sviluppato all’interno di un progetto coordinato dal prof. , ordinario di Elettrotecnica al DIIIE, a cui hanno partecipato anche i ricercatori UnivAQ e , la prof.ssa della Sapienza Università di Roma e la Prof.ssa dell’ Alma Mater Studiorum – Università di Bologna.
A livello medico, il nuovo sistema, dopo la sperimentazione in vitro, è approdato alla sperimentazione in vivo sui maiali. Dopo altri test di collaudo sugli animali, si passerà a quelli sulle persone. Coordinatore di questa parte del progetto, approvato dal ministero della Sanità, è il Dott. , direttore della Cardiochirurgia e dei Trapianti di cuore dell’ Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma, coadiuvato dal Dott. , primario cardiochirurgo al San Sebastiano di Caserta, e dal Dott. , direttore della Cardiochirurgia al San Giovanni di Dio Ruggi di Aragona.
Fondamentale è stato anche l’apporto del Centro di biotecnologie dell’ospedale Cardarelli di Napoli, dove si è svolto l’esperimento sui maiali, e del team di perfusionisti guidato dal dottor Carlo Contento.