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Univaq: cercando la materia oscura, esperimento unico al mondo

L'Università degli Studi dell'Aquila 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞𝐜𝐢𝐩𝐚 𝐚 un 𝐞𝐬𝐩𝐞𝐫𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐞𝐧𝐭𝐫𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐧𝐞𝐛𝐛𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐧𝐞𝐮𝐭𝐫𝐢𝐧𝐢. Nuovo capitolo nel campo della rivelazione diretta della materia oscura.

Uno studio a cui ha collaborato l’Università dell’Aquila, presentato al workshop internazionale IDM Identification of Dark Matter 2024 che si è svolto all’Aquila questa settimana, nella sede del Gran Sasso Science Institute, apre un nuovo capitolo nel campo della rivelazione diretta della materia oscura.

Con questa misura, infatti, XENONnT inizia a esplorare la cosiddetta “nebbia di neutrini”, ossia a essere sensibile anche a quei segnali prodotti dalle interazioni dei neutrini con la massa sensibile dell’esperimento. Interazioni che rappresentano un rumore di fondo importante perché può imitare i segnali tipici della materia oscura.

E’ quindi fondamentale misurare bene questa componente, per poter poi osservare i segnali di materia oscura in aggiunta ad essi.

Il processo osservato

I neutrini prodotti nel Sole possono interagire con i nuclei degli atomi di xenon del bersaglio di XENONnT tramite un processo chiamato diffusione elastica coerente neutrino-nucleo (CENS). Questo processo, compreso dal modello standard e previsto nel 1974, era stato però misurato per la prima volta solo nel 2017, a causa dei rinculi a energia molto bassa e della natura sfuggente dei neutrini, grazie all’esperimento COHERENT che aveva osservato i neutrini ad alta energia prodotti dalla Spallation Neutron Source a Oak Ridge, in Tennessee. Il risultato ottenuto ora da XENONnT segna dunque la prima misura del processo CENS realizzata osservando neutrini di origine astrofisica, in particolare prodotti nei processi che avvengono nel nucleo del Sole e che coinvolgono l’elemento del boro. XENONnT, il cui obiettivo scientifico è la ricerca della materia oscura, si aggiunge così alla lista degli esperimenti in grado di osservare i neutrini solari, che tipicamente sono rivelatori di masse da 10 a 500 volte più grandi.

Il contributo UnivAQ

I professori Carla Macolino e Alfredo Davide Ferella, del Dipartimento di Scienze Fisiche e Chimiche dell’Università degli studi dell’Aquila sono componenti storici della collaborazione sperimentale. Il gruppo è piuttosto attivo e dinamico e lavora in collaborazione con i ricercatori del laboratorio del Gran Sasso; è formato da dodici ricercatori, fra personale ricercatore, dottorandi e laureandi e gioca un ruolo centrale nell’analisi dati dell’esperimento. È inoltre impegnato in attività di ricerca e sviluppo su nuove tecnologie da utilizzare in rivelatori futuri e ancora più sensibili di XENONnT.

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