[KGVID poster=”http://www.infomedianews.it/wp-content/uploads/2017/05/25_05_17_COLELLA_CONFERENZA_AQ_thumb227.jpg” width=”640″ height=”360″]http://www.infomedianews.it/video/25_05_17_COLELLA_CONFERENZA_AQ.mp4[/KGVID] Camillo Colella è subentrato nella realtà minerale canistrara nel 2008, proprietario anche del marchio Castellina, di eco regionale, molisana per stirpe e per discendenza, ma è con il marchio Santa Croce – e con la bontà dell’acqua – che ha potuto effettuare il salto nazionale, sia per vendite che per pubblicità e fama.
Ieri mattina, a L’Aquila, si è riaccesa la miccia della vicenda: una vicenda annosa, tortuosa e costellata di passi e passaggi anche nelle numerose sedi di giustizia. Parla attraverso la nostra telecamera, puntando il dito. «Io ho subito – afferma Colella ai nostri microfoni – un danno gigantesco da tutto ciò che è accaduto, però lo stabilimento di Canistro è di nostra proprietà, non si vende e non si affitta. Anche il marchio, inoltre, è di nostra proprietà, certificato alla Camera di Commercio da sempre e sempre abbiamo imbottigliato e continueremo ad imbottigliare a marchio Santa Croce; chiaramente speriamo di poter ripartire da questo sito di Canistro, perché abbiamo uno stabilimento con macchine lì fermo e sottoutilizzato, uno stabilimento lungo 240 metri per 120, tra i più belli in Italia, dove noi con tanti sacrifici abbiamo risanato l’azienda sotto ogni punto di vista. Abbiamo pagato tutti: l’unico contenzioso che è rimasto acceso è quello contro il Comune di Canistro, che noi vogliamo pagare. Faccio un appello al sindaco, infatti: non capisco perché non mi vuole dare le stesse condizioni di trattamento che ha dato alla clinica Ini nello stesso Comune».